Theologia - Hittudományi Folyóirat 6. (1939)
Előd István: Testalkat, jellem, szabadakarat
INHALTSANGABE — RÉSUMÉ 191 ad fratres de monte Dei», des Thomas Gallus («Commentator Vercellensis») und auch des hlg. Bonaventura gegenübergestellt. Es ergibt sich, daß seine Auffassung der Mystik in allen wesentlichen Punkten (cognitio Dei experimentális, affectiva, passiva) mit der Lehre des hlg. Johann vom Kreuz übereinstimmt, und sich deutlich abhebt von der — noch bei S. Bonaventura nachwirkenden — Auffassung des XII. Jahrhunderts, die in der Mystik den höchsten Gipfel der — sich über sich selbst erhebenden — intellektuellen Erkenntnis Gottes sieht. Aus Hugo von Balma hingegen spricht schon der Geist, der seine klassische Ausprägung in der «Imitatio Christi» gefunden hat. Francesco Galla professore di Universitä: L’influsso di San Carlo Borromeo in Ungheria. Per l’effetto universale della sua azione riformatrice, San Carlo non deve essere considerato Tapostolo di Milano solamente, ma di tutta la Chiesa Cattolica, la quale nell’opera sublime di interna rigenerazione spirituale iniziata dal Concilio Tridentino ebbe in lui il più fervido promotore ed il più perfetto modello. Al suo influsso non doveva sottrarsi neppure l’Ungheria, lembo estremo della civiltà cristiana occidentale e baluardo, da un millennio, di essa contro gli assalti del paganesimo e dello scisma. Da cardinale nipote aveva accompagnato con particolare attenzione Tattività dei vescovi ungheresi mandati al concilio. Sciolto il concilio diede ordine al nunzio imperiale Zaccaria Delfino ad adoperarsi strenuamente per la introduzione dei decreti di riforma nel regno d’Ungheria. Da Milano si teneva in corrispon- denza col re di Polonia Stefano Báthory, principe ancora della Transilvania e col nipote di lui il Card. Andrea il quale gli era tanto affezionato che lo volle visitare ben due volte a Milano. II Card. Draskovics, uno dei legati al concilio, conosceva i decreti sinodali del Santo e ne fece uso. Il Card. Pázmány, il più grande apostolo della restaurazione cattolica al principio del sec. XVII, salutô il papa Paolo V alPoccasione della canonizzazione del Borromeo ritenuto da lui per inviato provvidenziale contrapposto alla falsa riforma di Lutero. Lungo il secolo le imperatrici-regine di famiglia Gonzaga alia corte di Vienna e gli alunni dei Collegio Germanico ed Ungarico di Roma erano i più fervidi divulgatori della divozione a San Carlo. L’annessione di Milano e della Lombardia alio scettro degli Asburgo concorse a promuovere maggiormente la conscenza del Santo. L’età d’oro della divozione è il secolo XV111 quando il paese, riacquistata la sua intégrité territoriale colla cacciata del Turco, ebbe una rifioritura religiosa generale. Essa penetro e lasciô orme profonde nel clero. I vescovi delPepoca, per lo più allievi dei Collegio Germanico ed Ungarico, si proponevano il Borromeo a modello nel riformare le loro diocesi. Ne studiavano la vita e i decreti, fecero ristampa delle sue opere per diffonderle nel clero, organizzarono l’insegnamento della dottrina cristiana nelle loro diocesi, eressero seminari, chiese e cappelle dedicandole in onore dei Santo. Fecero largo uso delle costi- tuzioni ehe egli aveva dettate per il buon governo dei seminari e delle istru- zioni composte per i confessori, catechisti e predicatori. Nella vita interiore di alcuni prelati dell’epoca la cosciente imitazione delle virtù sacerdotali dei