László Szederkényi: La partecipazione dei cristiani alla vita politica nell'epoca precostantiniana - Studia Theologica Budapestinensia 33. (2008)

IV. LA PARTECIPAZIONE DEI CRISTIANI ALLA VITA PUBBLICA DAL II. SECOLO FINO ALL'ETÁ DI COSTANTINO - 3. Il problema del culto pagano

il cui testo è andato perduto, 1'imperatore tendeva in ogni modo ad esercitare un rigido controllo politico e religioso sui popoli dell'impe- ro. Era obbligatorio per tutti i cittadini sacrificare agli dei e per l'autorità rilascare un certificate (libellus) dell'effettuazione déllé pre- scrizioni imperiali158. L'imperatore Valeriano (253-260), il successore di Decio, mostrava all'inizio tolleranza verso i cristiani. Ma 1'epoca filocristiana di Vale­riano è finita, quando la situazione dell'impero si è nuovamente de- teriorata. Gli eventi drammatici sconvolgono la vita dell'impero: i barbari premono ai confini e travolgono le armate romane, la peste miete vittime ovunque, la carestia e la fame minacciano la popolazio- ne159. Questi eventi negativi erano i segni della fine del mondo per i cristiani, ma per i pagani potevano essere i segni della fine di Roma, abbandonata dagli dèi per la colpa dei cristiani. Cosi questo clima di angoscia determino la svolta della politica di Valeriano. Le finalità della sua politica vanno ricercate anch'adesso in considerazioni di or­dine politico-religioso. In tal modo anche la persecuzione di Valeria­no era stato un errore compiuto in nome della tradizione e della reli­gione. Le sue preoccupazioni per 1'impero erano nutrite dalla classe dirigente più conservatrice intorno alla metà del III secolo. La politica religiosa di Diocleziano (286-305) tendeva a rilanciare la concezione tradizionale e voleva ristabilire l'autorità della religione romana per salvare la stabilita dell'impero. Il suo editto dei 297 pro­clama ehe la vecchia religione non deve essere sostituita da una nuo- va, perché sarebbe un grande crimine cambiare ciö ehe gli antenati hanno già definito160. Per questo costringeva tutti con i suoi editti a partecipare al culto pubblico. Eusebio di Cesarea serivé su questo tempo cosi: "E non molto tempo, arrivato un altro editto, fu coman- dato ehe i presidenti delle Chiese, tutti quelli ehe si trovavano in tut­ti i luoghi, prima venissero gettati in catena e poi venissero costretti con ogni mezzo a sacrificare"161. Mentre la maggioranza degli imperatori mostrava interesse verso la religione tradizionale, i membri della dinastia severiana (193-235) 158 P. Siniscalco, II cummino di Crista nell'Imyero romano, Bari, 1983, p. 87-88. 159 M. Sordi, I cristiani e l impero romano, Milano, 1984, p. 118. 160 P. Siniscalco, Il cammino Ai Cristo nelVImpero romano, p. 93. 161 Historia Ecclesiastica VIII, 2, 5. 39

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