László Szederkényi: La partecipazione dei cristiani alla vita politica nell'epoca precostantiniana - Studia Theologica Budapestinensia 33. (2008)
IV. LA PARTECIPAZIONE DEI CRISTIANI ALLA VITA PUBBLICA DAL II. SECOLO FINO ALL'ETÁ DI COSTANTINO - 3. Il problema del culto pagano
3. 1. 3. Il culto pubblico La partecipazione al culto ufficiale era per nulla messo in dubbio, era un fatto incontestabile e si acquistava dalla nascita. "Si appartene- va alla città e alia sua religione per nascita da genitori cittadini, e non per una scelta personale; si nasceva e si restava vincolati alia stessa comunità urbana fisicamente, religiosamente e psicologicamente, anche quando si andava lontano, a vivere altrove"142. Nella società antica il culto, sacrifici, spettacoli avevano un ruolo importante nella socializzazione. Tutti vi prendevano parte, anche i bambini e gli anziani, ma soltanto i capifamiglia erano strettamente obbligati. Non si trattava di una costruzione ufficiale, ma piuttosto sociale e politica che era ancora più forte di qualsiasi legge seritta. Non erano secondari neanche i motivi della paura di attirarsi 1'ira de- gli dèi, della ossessione di essere considerato un parassita sociale (come i cristiani), di emarginarsi politicamente e socialmente. Il culto pubblico e gli spettacoli significavano il termometro della coesione della civitas. I protagonisti di queste feste erano gli uomini importanti; le donne, i liberti, gli schiavi, i ragazzi e i giovani potevano facil- mente astenersene, perché essi erano soltanto gli "spettatori" dei culto pubblico. Tuttavia chi non partecipava al culto pubblico, si metteva al margine della società e il rifiuto dei culto pagano ha portato il pe- ricolo dei conflitto nella società143. Inoltre la religione ufficiale era giudicata essenziale alia salvezza e alla prospérité dell'impero e delle città per assicurare la coesione di tutti gli abitanti. Lo scopo dei culto civico era la placatio deorum, ma il rifiuto della partecipazione al culto ufficiale da parte dei cristiani, era la causa dell'ira degli dèi. In tal modo chi non praticava il culto pubblico, era mostrato a dito e veniva considerato responsabile delle peggiori disgrazie per la società144. Nella città classica il cittadino non era limitato ai culti pubblici della sua città. La generica connessione tra i culti di una città e i suoi cittadini si era grandemente indebolita con 1'aumentare dei gruppi di non cittadini dovuto alle migrazioni da un luogo alhaltro145. 142 A. Di Berardino, I cristiani e la città antim nell'evoluzionc del IV secolo, p. 236. 143 A. Di Berardino, Obiezionc di coscienza e servizio civile nella Chiesa precostantiniana, p. 112. 144 Cfr. Tertulliano, Ad nationes 1, 9. Apologeticum XL, 1 ss. Origene, Contra Celsum III, 15. Arnobio, Adversus nationes 1, 1. Cipriano, Epistola 75, 10. Ad Demetrianum 2. 145 R. L. Fox, Pagani e cristiani, p. 341. 35