Folia Theologica 14. (2003)
Attila Puskás: Argomento in favore dell'esistenza di Dio nella filosofia di Georg Scherer
94 A. PUSKÁS dell'uomo al senso. Come abbiamo già visto il linguaggio ha, öltre ágii aspetti sintattici, logici e semantici, anche quello pragmatico. Se io pario, devo presupporre ehe il mio pariare e la comunicazione ef- fettuata per esso con gli altri siano sensati e che esista qualcosa ehe è degno di essere detto. Anzi, devo presupporre ehe l'articolazione del mio pensiero per me stesso è una azione sensata. Il linguaggio in quanto pariato, cioè nel suo uso, è determinato dall'intenzione di comunicare qualcosa di sensato (di fatto o solamente lo ritenuto), e nell'ambito di senso che esso âpre, indicare Tinsensato. Tutti i gio- chi linguistici sono tentativi di aprire tale orizzonte di senso. L'universalità dell'essere riferito a senso deve essere uguale almeno a quella del linguaggio13 14. La tendenza all'autoconservazione è comprensibile sufficiente- mente nel caso delTuomo soltanto se si prende in considerazione bessere riferito dell'uomo al senso. L'autoconservazione, infatti, include Tistinto biologico della conservazione di sè stesso, tuttavia non è identica a quello. L'autoaffermazione dellTo oltrepassa Tambito biologico e si puo interpretare in modo soddisfacente solo a partire dalla Verwiesenheit, visto ehe l'uomo vuole sé stesso, in quanto vuole non soltanto vivere bensi ehe la sua vita abbia senso. Che sia cosi, ci diventa chiarissimo, se ci rendiamo conto che Tinteresse delTuomo relativo all'autoconservazione puo estinguersi. Questo avviene se ogni prospettiva è an- data in rovina e l'uomo si è abbandonato ... Dove la rasse- gnazione è diventata totale, la paura della morte è sparita. Con cio si fa vedere ehe il nostro interesse dell'auto- conservazione è radicato in uno ancora più originale: nell'essere riferito delTuomo al senso15. 13 «Unsere These ist nun, das menschliche Dasein sei im Ganzen wie im einzelnen von der Verwiesenheit auf Sinn bestimmt... Es läßt sich nun zeigen, daß diese Erwartung, welche auf den Sinn zielt, überall in unserem Dasein anwesend ist. Sie ist die gemeinsame Wurzel aller menschlichen Theorie und Praxis». Ibidem, 59. 14 «Bei der universellen Bedeutung der Sprache gengte dieser Hinweis eigentlich schon, um zu erweisen, daß die Verwiesenheit des Menschen auf Sinn ein transzen-dentales Prinzip sein muß, das zumindenst so universell ist wie die Sprache, da es ihr ja notwendig vorhergehen muß». Ibidem, 60. 15 SCHERER, Reflexion - Meditation - Gebet, 24.