Folia Theologica 11. (2000)

József Török: Santo Stefano, il primo re D'Ungheria e l'organizzazione della Chiesa Ungherese

SANTO STEFANO, IL PRIMO RE D’UNGHERIA 143 ecclesiastica autonoma ungherese ebbe un ostacolo in menő da affronta- re.5 Sebbene esistano opinioni secondo cui santo Stefano fosse nato nel 980, la data di nascita tradizionale, cioe il 969-970 e maggiormente cre­dibile in base alie fonti a disposizione. Quando nel 997 Stefano ereditó da suo padre il potere di granduca, il giovane sovrano fu caratterizzano da una assai ferma risolutezza dal momento in cui percorse dalla Fortez- za di Nyitra, sede dei principe ereditario, Titinerario ehe lo condusse ad Esztergom, da dove prosegui a capo delle sue schiere - composte da un- gheresi e tedeschi - verso la citta di Veszprém. Infatti, non si delinea af- fatto la figura di un giovane diciassettenne trascinato dalla corrente degli avvenimenti, costretto a rimettersi ai suoi consiglieri. Ma si profila un si- stema omogeneo nelle manifestazioni dell’esercizio del potere che nel corso del suo regno di quattro decenni si traduce in una vera e propria opera di vita. Come le due facce di una medaglia coniata in un metallo nobile rap- presentano due figure diverse, anche se formano un’unica opera, cosi an­che nel caso di re Stefano la fondazione dello Stato e Torganizzazione della Chiesa si fusero in una indivisibile unita anche se ambedue si pote- rono appoggiare su seri precedenti. Dallo Stato di un popolo nomade, ehe ereditó da suo padre, in tre anni (997-1000) formó un regno cristiano che poteva essere opera solo di un carismatico personaggio maturo, pron­to a saper governare, il quale da quando venne portato sugli scudi (verso i primi anni dei 990) si era consapevolmente preparato al suo compito da realizzare. 5 Richard MARSINA, Codex diplomaticus et epistolaris Slovaciae. I. Bratisla- vae, 1971. 41-43. A qua ergo prefata Ungrorum gente multis precibus ipse invitabar venire aut missos meos in opus evangelii illuc dirigere. Ad quos dum transmitterem satis idoneos viros ex monachis canonicisque presbyteros atque de singulis ecclesiasticis gradibus elericos et vita omnique conversa­tione illorum sic ordinata, quemadmodum in gestis Anglorum didici, tantum divina gratia suis institutionibus fructum statim ministravit, ut ex eisdem no­bilioribus Ungris utriusque sexus catholica fide imbutos atque sacro lavacro ablutos circiter quinque milia Christo lucrarentur, Christiani autem, quorum maior pars populi est, qui ex omni parte mundi illuc tracti sunt captivi, qui­bus numquam soboles suas licuit nisi furtive domino consecrare, modo cer- tatim nullo obstante timore offerunt eos baptizare et gratulantur omnes tan- quam de peregrinatione sua in patriam reducti, quod Christiano more oratoria audent construere et licentia percepta linguam ligatam in laudem salvatoris presumunt solvere.

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