Folia Theologica 8. (1997)

István Czakó: Abramo come paradigma del credente nel libro "Timore e tremore" di Soren Kierkegaard

222 I. CZAKÓ — e assioma kierkegaardiana — della supériorité dell’interno sull’esterno."1 2. Il salto compiuto dal credente Il movimento della fede viene descritto da de Silentio non soltanto nel suo rapporto paradossale con quello della rassegnazione, ma — nel modo generalmente più conosciuto — con la metafora del salto. Benchè l’autore pseudonimo non si occupi molto in questo libro della presentazione della fede come “salto qualitativo” — ci sono soltanto alcuni riferimenti —, eppure essa ha un significato rilevante. L’eroe della fede deve “saltare portandosi in un posto preciso cost che non c’è secondo ehe non trovi la sua posizione mantenendo anche nel salto la sua posizione”111 112 — caratterizza il de Silentio nel suo modo poetico la difficoltà sovraumana dell’attuazione del movimento della fede. Ed è vero: la fede su un piano soltanto umano è irrealizzabile, ogni pretesa meramente umana di attuarla o capirla cade necessariamente di fronte a questo “immenso paradosso”; sembra corne se l’eccezionalità — in questo senso — “sovraumana”, non-raggiungibile di Abramo, il suo essere “in un terra di nessuno” al di là dell’etica, giustificasse — sebbene in un senso molto ampio- l’affermazione di un certo parallelismo con l’Übermensch di Nietzsche.113 II cavalière della fede attuando il suo movimento deve “chiudere gli occhi e precipitarsi fiducioso nella braccia dell’assurdo”114; il movimento compiuto dall’eroe della rassegnazione cosî corne anche da de Silentio in quanto rassegnato è molto lontano115 da quello dei credente. Il suo salto non rimane dentro dell’etica corne quello dello pseudonimo ehe si getta verso l’infinito ma trascende le barrière dell’etica, del comprensibile, del mediabile, insomma tutto il generale: è un salto chiamato dall’autore “qualitativo”. Questo salto porta il credente in uno stadio delFesistenza totalmente nuovo: quello religioso. 111 “La fede invece è il paradosso che l’interiorità è più alta dell’esteriorità, ovvero (per ricordare l’espressione surriportata), ‘il numero dispari è più alto del pari’.” S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 96. 112 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 63. 113 E. PACI, Kierkegaard e la dialettica della fede, 20. 114 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 55. 115 “...la mia enorme rassegnazione era il surrogato della fede.” S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 56.

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