Folia Theologica 8. (1997)

István Czakó: Abramo come paradigma del credente nel libro "Timore e tremore" di Soren Kierkegaard

ABRAMO COME PARADIGMA DEL CREDENTE 223 Le conseguenze del salto qualitativo del credente dallo stadio dell’etica a quello religioso sono dettagliatamente descritte da Johannes de Silentio soprattutto nei “Problemi”. II salto qualitativo significa precisamente una rottura, uno stacco. Col salto del credente avviene una “rottura totale con la razionalità dcU’immediato”116 appunto perché si compie “in forza dell’assurdo”. Per mezzo del salto finisce ogni commensurabilità dell’etica, l’“interiorità nuova” del cavalière della fede è assolutamente incommensurabile, essendo in questo modo una refutazione chiara dei principio hegeliano dell’identità dell’interno e dell’esterno. Abramo — benchè non sia assolutamente muto — si nasconde nel suo silenzio in conseguenza dei salto compiuto: in questo silenzio si manifesta la rottura sul livello della comunicazione. L’opposto più rilevante dei salto è la mediazione hegeliana ehe — secondo il de Silentio — in Hegel pur spiegando tutto non ha nessuna spiegazione117: col salto sparisce ogni possibilità di essa.118 È del tutto chiaro ehe la fede è un’immediatezza119, ma il padre della fede per mezzo del suo salto raggiunge una “nuova immediatezza”120 ben distinta da quella dell’estetica. Fare il movimento della fede è inconcepibilmente difficile, perché “si deve trasformare il salto nella vita in un camminare”; questo “lo puô soltanto quel cavalière”121 della fede. Questo suo movimento è essenzialmente un salto, perché la fede è “la passione suprema delTuomo” e la passione è “il salto continuo nell’esistenza”122. 116 C. FABRO, Fede e ragione in Kierkegaard, in Dall’essere all’esistente, Brescia, 1951. 137. 117 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 65. 118 “Credere significa rifiutare qualsiasi mediazione filosofica, ogni superamento (weitergehen) e giustificazione.” J. WAHL, Hegel e Kierkegaard, in Interpretationi hegeliane a cura di E. Salvadori, Firenze, 1980. 121. 119 “It is a state of ‘immediacy’ in that it is a coming to grips with reality. It is an experience wich is not mediated or established by reason and wich is incommensurable with evidence.” G. E. ARBAUGH - G. B. ARBAUGH, Kierkegaard’s autorship, 111. 120 “Cos! si giunge alla seconda immediatezza dell’atto di fede, dove nulla è mediato, perché tutto è direttamente rapportato al primo immediabile, a Dio. Ma non è questa una semplice immediatezza, perché in essa si giunge dopo essersi bagnati nella acqua della riflessione, dopo essersi lasciati mediare dalla generalità.” V. MELCHIORRE, Kierkegaard e il fideismo, 171. 121 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 63. 122 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 65.

Next

/
Oldalképek
Tartalom