Folia Theologica 8. (1997)

István Czakó: Abramo come paradigma del credente nel libro "Timore e tremore" di Soren Kierkegaard

ABRAMO COME PARADIGMA DEL CREDENTE 221 movimento dell’infinità” — cioè quello della rassegnazione —, “ma con una tale correttezza e sicurezza da ottenere sempre il finito e non c’è secondo che desideri qualcos’altro.”104 Quindi: egli fa nello stesso momento due movimenti totalmente diversi — anzi opposti — da quel punto di vista: mentre il primo — quello della rassegnazione — tende secondo la sua natura all’infinito, all’eterno, il secondo — cioè quello dell’eroe della fedesi volge all’opposto, al finito. Il movimento compiuto da Abramo supera infinitamente la rinuncia concentrata, umanamente, eticamente assai venerabile del cavalière della rassegnazione: il padre della fede infine “credette proprio per questa vita, che sarebbe invecchiato in quella terra, onorato dal popolo, benedetto nella sua postérité, indimenticabile in Isacco”105 — cioè attuando il movimento infinito della rassegnazione per mezzo della sua immensa passione della fede106 riprende, ottiene l’infinito. II suo movimento peré si compie soltanto attraverso l’assurdo, “in forza deU’assurdo”107: il cavalière della fede riconosce chiarissimamente ehe 1’impossibile è impossibile, eppure raggiunge qualcosa al di là di una coscienza eterna108, mediante la sua profondissima persuasione, fiducia109 che “a Dio tutto è possibile”. L’attuazione di questo movimento supera ogni pensiero nel suo essere paradossale, “supera le forze umane, è un prodigio”110. Mentre il cavalière della rassegnazione infinita, attuando il suo movimento, esprime la sua interiorità nell’esteriorità — ed appunto percio viene giustificata dall’etica, dal generale — l’eroe della fede non lo fa; la sua interiorità nuova è un’interiorità essenzialmente nascosta e ingiustificabile dall’etica, tutto il suo essere credente si fonda sulla verità 104 S. KIERKAGAARD, Timore e tremore, 63. 105 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 42. 106 “Ma la passione suprema deU’uomo è la fede.” S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 155. 107 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 97. 108 “Infatti per rassegnarsi non occorre la fede, ma per ottenere anche la minima cosa, al di là della mia coscienza eterna è necessaria la fede, poichè questa è il paradosso.” S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 72. 109 “Faith does include infinitive resignation before God but it also includes trust in face of the absurd, that what one sacrifices in resignation God will nevertheless restore; it is resignation with divinaly inspired trust added to it.” G. E. ARBAUGH - G. B. ARBAUGH, Kierkegaard’s autorship, 111. 110 S. KIERKEGAARD, Timore e tremore, 71.

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