Folia Theologica 8. (1997)

Edoardo Barbieri: Panorama delle traduzioni bibliche in volgare prima del concilio di Trento (Parte I)

PANORAMA DELLE TRADUZIONI BIBLICHE 177 Nella seconda metà del XV sec. il monaco camaldolese Nicolö Malerbi pubblicava Yeditio princeps della Bibbia volgare. Vi era premessa una lunga lettera dedicatoria al francescano Lorenzo da Venezia — revisore teologico della traduzione e forse intermediario con l’ambiente dei tipografi —, nella quale il Malerbi si è sforzato di richiamare le ragioni della sua opera. Pur giocando sui terreno volgare, non gli è estranea, come attestato già dall’uso dei nuovo verbo tradurre diffusosi negli ambienti umanistici del Quattrocento, la nuova pratica della traduzione in senso moderno. In particolare serive: Certe nullo cibo è più suave a l’anima che, per el studio de la Divina Scriptura, venire al cognoscimento de la verità, per la cui confirmatione abiamo col nostro piccol ingegno, secondo ehe se contiene quanto a la propria littera, de parola a parola traducto tutto i testo de la Biblia, incominciando dal prologo del gloriosissimo sancto Iheronymo per insino a 1’ultima lettera de la Apocalipsi inclusivamente, non variando né sminuando, né in alcuna parte accrescendo ehe si sparti dal vero intellecto e sincero sentimento de essa simplice e pura littera. E se pur in qualche luoco egli è stato ampliato per necessità, abiamolo facto constrecto per el satisfamento e maior consolatione d’i legenti.26 Ormai i dubbi ehe ancora nel Trecento si potevano nutrire circa la capacità della lingua volgare di “reggere il peso” della Bibbia erano venuti meno, e il traduttore con maggiore sicurezza poteva riflettere sulla novità costituita dal suo lavoro. Nel 1530 Antonio Brucioli, esule da Firenze, pubblicava a Venezia la sua versioné del Nuovo Testamento, eccezionalmente condotta direttamente sül greco. Nella lettera proemiale, intessendo citazioni erasmiane con altre dantesche,27 serive ehe certo sarebbe cosa laldabilissima e santa se ancora esso aratore, governando l’aratro, alcuna cosa nella sua materna lingua cantasse de’ Psalmi-, se il tessitore stando intento alla tela, riandando qualcosa dello Evangelio, consolasse la sua fatica; e se il nocchiero intento al timone ne cantasse qualcosa; [...] e se la reverenda matrona a’ servigi della casa intenta o alla rocca tirando la chioma, piutosto ehe favoleggiare «con la sua famiglia de’ Troiani, di Fiesole e di 26 BARBIERI, Le Bibbie italiane, I, 37-70: 43. 27 Dalla prefazione alie Paraphrases in Novum Testamentum (DESIDERII ERASMI Opera omnia, VII, Lugduni Batavorum 1706, c. **3v) e da Inf. XV 124-126.

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