Folia Theologica 7. (1996)
Péter Szabó: Opinioni sulla natura delle "chiese sui iuris" nella canonistica odierna
246 P. SZABÓ che il concilio Vaticano II, per chiarire ehe i vescovi non sono semplici delegati papali (cfr. Ia formula tridentina: “tamquam delegati apostoliéi”) fu costretto a sottolineare nuovamente il carattere di Vicarius Christi della potestà vescovile nei confronti di quella del Pontefice (LG 27 a-b, CD 8 a). 7) In base a queste riflessioni, puö ritenersi quindi che il significato preciso dei cambiamento terminologico effettuato dalla codificazione orientale (e cioè l’uso conseguente della locuzione «Ecclesia patriarcha- lis» al posto dei «Patriarchatus» ecc...) sta proprio nel riconoscere pure un carattere teologico a queste comunità come unità integre. Anche i gruppi delle Chiese particolari possono ritenersi come sog- getti della comunione ecclesiale e come tali sono realtà in fondo teologi- che. Da questa connaturalità (o almeno fortissima assimilibilità) non ne consegue perö ehe fosse prima di tutto la Chiesa «sui iuris» quella relata in cui la Chiesa universale si manifesta. La Chiesa particolare, sia logi- co-costituzionalmente che storicamente, la precede, e soprattutto — data l’importanza insostituibile dei vescovo eparchiale nella costituzione ecclesiale — ha una connotazione per eccellenza teologica. Perciö nei confronti della Chiesa particolare quella «sui iuris» non puö essere che posteriore. Perö da questo fatto difficilmente consegue l’opponibilità tra Chiesa particolare e quella «sui iuris» come realtà teologica da un lato e meramente giuridica dall’altro. Diritto canonico e teológia anche in questo caso si compenetrano a vicenda. Inoltre, in quanto il rito è un elemento di adesione esterna e posteriore alFistituzione della Chiesa «sui iuris» (anche se di fatto puö dare un’indicazione ragionevole dove sia conveniente designare i confini tra i gruppi di Chiese), non puö essere esso che costituisce la ultima ratio di questi raggruppamenti. L’affermazione della connaturalità tra Chiesa particolare e quella «sui iuris» — come abbiamo visto — si basa su requisiti minimi. I gruppi di Chiese particolari e gli enti intermedi sono tuttora sotto una riflessione vivace. Dato che 1’ele- mento distintivo per una Chiesa (a qualsiasi livello) è Vunità della sua struttura, nel dare ulteriori approfondimenti riguardo all’importanza delle Chiese «sui iuris» per la comunione ecclesiale, avranno sicuramente un ruolo decisivo i risultati degli studi sulla dimensione sinodale del minis- tero episcopale.