Folia Theologica et Canonica 9. 31/23 (2020)
Sacra theologia
50 ANDRÁS FEJÉRDY fosse infondata, in quanto la Santa Sede intendesse staccare la parte dell’arcidiocesi venuta a far parte dei territorio della Cecoslovacchia, questa non doveva diventare un’arcidiocesi nuova, ma un’amministrazione apostolica, posta direttamente sotto la Santa Sede, intanto lasciare i fedeli ungheresi sotto la giurisdizione deH’arcivescovo di Esztergom, o erigere per loro un’amministrazione apostolica ungherese autonoma.301 vescovi ungheresi durante le trattative del concordato con la Jugoslavia chiesero a Roma pure ehe le parrocchie ungheresi non venissero inglobate nelle diocesi create o serbe, ma di essere congiunte in una, o due diocesi autonome.31 La direzione ecclesiastica ungherese fu disposta ad accettare meno compromessi nel caso delle diocesi diventate parte della Romania, composte prevalentemente da fedeli di lingua ungherese e in parte di lingua tedesca. Csemoch, nella sua lettera inviata nell’aprile del 1921 a Gasparri si oppose decisamente alle proposte avanzate nella bozza del concordato romeno, era avversario al dismembramento delle diocesi tagliate in due dai confini, a qualsiasi modifica dei confini delle diocesi e propose ehe i vescovi rimanessero nelle loro sedi e govemassero le parti della propria diocesi, fatte parte di altri stati tramite vicari generali.32 Un anno piú tardi, la bozza alternativa alia proposta di concordato dei romeni preparata da Jusztinián Serédi, in quel tempo consigliere canonista dell’ambasciata ungherese presso la Santa Sede, intésé ottenere ehe la suddivisione delle diocesi non venisse cambiata, e ehe le diocesi transilvane di rito latino venissero poste direttamente sotto il Pontefice e solo le diocesi di rito latino della Romania prebellica facessere parte della giurisdizione dell’arcivescovo di Bucarest.33 La strategia ecclesiastica ungherese accettata nella primavera del 1920 aperta a certi compromessi era comunque una strategia passiva, nel senso ehe indicava solo la direzione della possibile ritirata resa necessaria dalle circostanze: sostanzialmente prefiggeva come scopo la procrastinazione delle decisioni e l’accettazione di sole soluzioni provvisorie, come quella dell’erezione delle amministrazioni apostoliche. Di conseguenza, quando il nunzio apostolico di Budapest, Lorenzo Schioppa nel febbraio dei 1921 chiese una nuova proposta per la suddivisione delle diocesi ungheresi, la Conferenza Episcopale per non sostenere in nessun modo il cambiamento dello status quo respinse la richiesta e invece della stessa fece avere al nunzio il decreto dei 17 marzo 30 Card. Csemoch al Card. Gasparri. 15 aprile 1921. S.RR.SS., AA.EE.SS., Cecoslovacchia, 1921, pos. 4, fasc. 3, ff. 41r-47r. Riprodotto da: Hrabovec, E., Slovensko a Sväta stolica, 263-264. 31 Verbale della conferenza episcopale dei 14 ottobre 1925. Beke, M., A magyar katolikus püspökkari tanácskozások, 159-160. 32 Marchut, R., A román konkordátum, 7. 33 Marchut, R., A román konkordátum, 9-10.