Folia Theologica et Canonica 9. 31/23 (2020)

Sacra theologia

22 ZOLTÁN KOVÁCS Dopo il Concilio si é creato un cosiddetto “decennio senza Maria”. Tanti avevano chiesto: come andare avanti con le indicazioni conciliari? Come “ri­­conciliare” la liturgia con le forme della pietá popolare24? Come ritrovare il posto della venerazione della Madre del Signore nel culto cristiano? Alcuni, “a nome dei Concilio”, hanno interpretato male la precedenza della liturgia alia pietá popolare, volendone “mandare in esilio” ogni sua forma. Ma comunque, “mentre sembrava prolungarsi la cosiddetta «crisi mariologica», propria di ambienti intellettualmente colti, di competenza teologica, il fenomeno cultua­­le mariano persisteva con forme non necessariamente negative. Maria é cele­brata öltre le frontiere culturali e religiose e interpella le permanenti necessitá delTumanita”.25 La Signum magnum conteneva indicazioni piuttosto teoriche, percio meno efficaci per il rinnovamento cultuale. La Marialis cultus perö, é piena di orien­­tamenti pratici circa le concrete forme di culto (Angelus, rosario, celebrazione delle feste mariane nelTanno liturgico ecc). Non é un caso, che dopo 1’edizio­­ne di quesfultimo documento la “crisi mariana” é stata superata. 4. La liturgia come “luogo per eccellenza” dei culto mariano La liturgia svolge un ruolo importante nello sviluppo dei culto della Madre di Dio. Essa é una delle fonti della teológia, perché nella presenza dello Spirito Santo e nella comunitá orante della Chiesa radunatasi in ascolto della Parola di Dio e introno al Sacrificio sulTaltare, molte veritá di fede si sono cristaliz­­zate e conservate. La liturgia nomina spesso Maria Vergine, Madre, Beata ecc. Le feste liturgiche ci introducono al mistero della salvezza, in cui possiamo contemplare il ruolo di Maria e sperimentare la sua attivitá di interceditrice e protettrice ehe svolge a favore di tutta la Chiesa. La liturgia si trasforma lenta­­mente e mai senza Tapprovazione della Santa Sede, percio essa ci insegna in modo eccellente la venerazione della Madre di Dio. Come leggiamo nella Co­­stituzione liturgica Sacrosanctum Concilium: 24 “La locuzione ‘pietá popolare’ designa qui le diverse manifestazioni cultuali di carattere privato o comunitario ehe, nell’ambito della fede cristiana, si esprimono prevalentemente non con i moduli della sacra Liturgia, ma nelle forme peculiari derivanti dal genio di un popolo o di una etnia e della sua cultura. La pietá popolare, ritenuta giustamente un ‘vero tesoro dei popolo di Dio’, (...) manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere; rende capaci di generositá e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; com­porta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la patemitä, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo gra­do: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione” (DPPL 9). 25 Maggiani, S. M., Culto in De Fiores, S. - Shiefer, V. F. - Perrella, S. M. (a cura di), Mario­­logia, Cinisello Balsamo 2009. 358.

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