Folia Theologica et Canonica 6. 28/20 (2017)
RECENSIONS
RECENSIONS 267 nostra cultura narcisistica ci vuole un bel coraggio per diventare un poeta della vita come lo fu Leopardi. La poesia della vita non è un sentimentalismo dolciastro, ma una passione forte, resistente (68). Se l’adolescente va fuori da sè, si autotrascende verso il mondo reale - contrariamente al mondo virtuale proposto dall’ipertecnologia odierna - prima o poi s’incontrerà con le sue fragilità, le sue ferite, che sono lì proprio per essere trasformate in poesia, in vita, in felicità! Per questa trasformazione ci vuole molto tempo, ma purtroppo i nostri adolescenti hanno la smania di successo, di perfezionismo (77), suggerito dalla società che li circonda, ma soltanto il tempo mostra la grandezza d’amore, d’opera di un uomo. Per poter crescere davvero, non ci vuole il successo, ma occorre andare in profondità (80) e resistere nelle prove, rimanendo sempre in tensione di compimento (87). Ciò che fa male a questa tensione sana sono la sicurezza e la comodità (100) che il nostro mondo offre agli adolescenti! La seconda tappa è quella della giovinezza. S’impara l’arte del morire. In questo stadio l’io deve morire per poter avere poi la forza per rinascere, per risorgere (105). In questo stadio il giovane sperimenterà gli ostacoli, i fallimenti, le ferite, cioè tutto ciò che si oppone ai suoi progetti, alle sue speranze! Si illude e si muore (106-107). Il suo compito è di sperimentare il deserto: non riesce a realizzare quello che sognava dopo essere uscito da se stesso col coraggio, anzi, i suoi sogni vanno in frantumi, almeno in parte! In questo periodo Leopardi non scriveva più poesie, rimaneva in silenzio. Per lo sviluppo umano è necessario anche questo silenzio! Al giovane serve il silenzio e non il divertimento, le distrazioni. Nei nostri giorni sono molti i giovani che hanno paura del silenzio e della verità. Infatti, nessuno è capace di conoscere la propria profondità, se non nel silenzio (118). 11 giovane deve morire anche alla moda e deve trovare la sua originalità, la sua vocazione ( 126). Se i nostri giovani vivono secondo la moda, allora diventeranno infedeli a se stessi! La maturità viene raggiunta proprio nella sconfitta apparente (140). Solo quando moriamo a noi stessi, scopriamo di essere amati da Dio che è il garante della nostra felicità ( 139). Dopo aver trovato l'identità, il giovane deve abituarsi alle illusioni dei suoi sogni, desideri, ma rimanendo sempre in movimento, in lotta continua, cercando di realizzare i suoi sogni, le sue speranze nonostante le illusioni future e prendersene responsabilità. Imparerà ad essere fedele a se stesso, ad avere un’io autentico stabile, a comprendere che vale la pena cercare di realizzare i propri sogni anche se questi non saranno come all’inizio li immaginava. L’adolescente impara così a lottare e dopo aver integrato anche le sue fragilità, riuscirà solo allora a lottare anche contro quel suo sè che veniva costruito dalla società e dalla moda. Ormai conosce se stesso, sa cosa vuole e cerca, ed è consapevole che esistono anche i suoi limiti e la realtà, però non si abbatte, ma continua a lottare, sapendo che, oltre la mortificazione, la rinuncia e poi la morte, arriverà la vera bellezza, la felicità autentica e duratura!