Folia Theologica et Canonica 4. 26/18 (2015)

IUS CANONICUM - Carlos José Errázuriz M., Sul rapporto tra teologia e Diritto canonico: il binomio dottrina-disciplina

SUL RAPPORTO TRA TEOLOGIA E DIRITTO CANONICO.. 205 possibile in questa sede offrire una dimostrazione diretta di questo asserto: è sufficiente tener presente che il diritto nella Chiesa di Cristo è essenzialmente legato alla medesima Chiesa, per cui ogni riduzione di esso a mero strumento positivo implica un impoverimento radicale del suo essere davvero una realtà ecclesiale, che partecipa all'indole salvifica e sacra della Chiesa2. Conviene notare che una parte importante dello schema di pensiero che sor­regge F Editoriale è anche presente in molti che non condividono il suo radica­lismo riformistico. In concreto, l’idea secondo cui, non in teoria ma nel mo­mento operativo, il diritto canonico consiste nelle norme ecclesiastiche positive, e perciò esso è essenzialmente uno strumento3, è tutt’altro che rara, sia fra gli stessi canonisti sia fra i teologi e nell’insieme dei Pastori e degli altri fedeli. Si può ammettere in linea di principio il diritto divino, ma poi considerarlo una realtà non propriamente giuridica, nel senso che non corrisponderebbe ad una categoria di cui si serve ordinariamente il giurista nel suo lavoro, e il fedele nel­la sua vita. Per chi pensa così il diritto divino appare piuttosto come concetto teologico e dogmatico, troppo elevato, e nel contempo poco pratico, per poter rientrare nella nozione di diritto, visto come prodotto umano di carattere stru­mentale. Si delinea in questo modo una distribuzione semplice del lavoro tra teologi e canonisti: i primi dovrebbero occuparsi della dottrina e i secondi della discipli­na. E si instaura una reciproca incompetenza, ben radicata nella mentalità di molti cultori della teologia e del diritto canonico. Il teologo si dichiara non abi­litato a pronunciarsi su questioni giuridiche, di solito etichettate come tecniche, mentre il canonista rinunzia ad occuparsi di problemi teologici, ritenuti poco rilevanti in pratica. Questo mutuo rispetto nasconde un serio deficit di comuni­cazione, in quanto manca il terreno comune su cui muoversi per un dialogo pro­ficuo. A questo punto possiamo rivisitare due classici della canonistica più recente. Li presento insieme, senza alcun tentativo di smussare le loro marcate differen­ze, perché li ritengo ugualmente lontani dal programma di Concilium. Vorrei ora infatti cercare di cogliere ciò che li unisce nella nostra questione. Il primo di questi classici è Klaus Mörsdorf. Per mostrare la sua percezione dell’inseparabilità tra teologia e diritto canonico, basterebbe citare la sua celebre 2 Non è casuale che si sostengano mutuamente la percezione della sacralità del diritto canonico e la sensibilità verso la dimensione storica delle istituzioni ecclesiali, come si verifica ad es. in Erdő. P., Teologia del diritto canonico. Un approccio storico-istituzionale, Torino 1996. 3 Quest’indole strumentale del diritto in certe impostazioni pastorali è stata messa in luce molto lucidamente da Viladrich, P. J. in quel suo lungo e brillante articolo: Derecho y pastoral. La justifia y la fune ión del derecho canònico en la edification de la Igle sia, in lus Canonicum 13 (1973) 171-258, specialmente 243-247.

Next

/
Oldalképek
Tartalom