Folia Canonica 12. (2009)
STUDIES - Carlos Larrainzar: Metodi per l'analisi della formazione letteraroa del Decretum, Gratiani. "Tappe" e "Schemi" di redazione
METODI PER L’ANALISI DELLA FORMAZIONE LETTERARIA... 45 to per ampliare questo Ur-Gratian dal quale deriva Sg, come anche gli altri codici antichi, sebbene questi operando una revisione delle fonti. Solo un modello cosi breve di Ur-Gratian giustifica 1’espressione Breuiter ostendimus ehe âpre il dictum p.c.24, e anche il His breuiter premissis dei dictum p. c.27, espressioni ehe ritroviamo nel Decretum vulgatum. Questa brevità ha senso solo se riferita a un Ur-Gratian come quello qui indicato, poiché q.7 è certa- mente molto estesa, a differenza di q.6, l’estensione della quale è persino minore di quella di q.7 in questo Ur-Gratian. Ad ogni modo non è questa la sede per discutere tali ipotesi; quel che ci preme ora è giustifïcare la nozione di ‘schemi di redazione’ e la sua utilità metodica. Ho distinto qui tra Schema í°e Schema 2°. Diverse sono innanzitutto le loro fonti formali. Le fonti dello Schema 2° sono assolutamente omogenee: una trascrizione letterale di testi ehe provengono tutti dal trattato De misericordia et iustitia di Algero di Liegi, tanto le auctoritates come i dictai L’uso di questa fonte è certissimo: il c.23 Etsi illa, ad esempio, è trascritto assieme al dictum ehe lo segue nel trattato di Algero: Aliquando enim pro necessitate uel ecclesie utilitate mutilantur et laxanturprecepta canonica. Nel Decretum Gratiani, insomma, questo dictum di Algero è una parte dell’autorità Etsi illa.33 34 La differenziazione tra le fonti dei discorso letterario risulta pertanto evidente. Questo, tuttavia, pur essendo importante non basta. Pario di ‘schemi di redazione’ perché i due blocchi — Schema 1°, Schema 2°— si riferiscono a questioni diverse, autonome e indipendenti. II primo tratta lo specifico problema di q. 7, il secondo tratta un terna aggiunto a q.7, un terna ehe si sarebbe potuto unire a questo come ad altri assunti canonici, giacché non vi si trova nulla ehe si riferisca aU’eresia o alia simonia. In questo Schema 2° si trovano le basi dottri- nali di quelle che, a partire dal Decretum, diverranno la teória e la prassi della dispensa canonica. Sinceramente, non credo nelle casualità, e ritengo pertanto ehe 33 Cfr. 1'importante edizione critica di R. Kretzschmar, Alger von Lüttichs Traktat “De misericordia et iustitia’’. Ein kanonistischer Konkordanzversuch aus der Zeit des Investitursterits (Sigmaringen 1985), nella quale si distinguono anche tipograficamente i canoni o auctoritates e i dicta di Algero. Si ritiene ehe il trattato sia opera anteriore al 1121 - data nella quale 1’autore prese i voti nell’abbazia di Cluny —, nondimeno la datazione dei testo è ad oggi incerta. Per questo nc\V Appendice I ho pre- so come riferimento il 1121 per determinare un terminus ante quem e un terminus post quem relativi al possibile uso dei De misericordia et iustitia negli ambienti scolastici. Gli studiosi ehe si sono occupati delle fonti formali di Graziano - e io con loro - sono concordi nel ritenere 1’opera di Algero come una di queste. 34 Cfr. C.l q.7 c.23 en edF 1.436 = Gelasio I, JK 636, Hinchius 652. R. Kretzschmar, supra nota 33 p. 201 distingue chiaramcnte tra i periodi Etsi illa nonnunquam — prorsus extorquet utilitas come autorità in caratteri corsivi (Alg 1.13a c.), e la frase finale Aliquando enim — precepta canonica come dictum post canone in tondo (Alg 1,13b d.). I Correctores romani sembrano essere coscicnti della differenza, giacché pubblicano la frase finale in corsivo, distinguendola dal canone, che è owia- mente in tondo (edR 1.805—806), senza tuttavia aggiungere commenti. La tradizionc manoscritta del Decretum fonde i due paragrafi come se fossero un’auctoritas sola: si vedano Sg (44a) Aa1 (116r) Be (118vb-119ra) Fd (26rb) P (105rab) e altri codici antichi quali, tra gli altri, Cd (52vab) Mc (95ra) Mk (88va) Pf (129rab) Pk (97rb-va).