Folia Canonica 10. (2007)

STUDIES - Dimitrios Salachas: Conciliarita e autorita nella Chiesa - Il concetto del Protos tra i vescovi a diversi livelli nel documento di Ravenna (13 ottobre 2007)

32 DIMITRIOS SALACHAS no respinto con la scomunica ? Non ebbe come cooperatore (synergos) il Papa della Chiesa romana di allora, o i sacerdoti che sono con lui, né per mezzo di suoi legati né per mezzo di una lettera enciclica, come è la norma dei concili. Neanche vi acconsentirono (symfronountas) i Patriarchi delPOriente, di Alessandria, di Antiochia e della Città Santa, o i consacrati ehe sono con loro e i Vescovi ?(...) Le loro dichiarazioni sono state fatte come in un luogo segreto, e non dall’alto dei monte dell’ortodossia. Per tutta la terra non si diffuse la loro eco, come quella de- gli apostoli, e fíno ai confini dei mondo le loro parole (cf. Sal 18,5), come quelle dei sei santi concili ecumenici. Come puo essere settimo quello ehe non è in ar- monia con i sei santi concili ecumenici prima di esso ? Infatti quello ehe sarebbe stato celebrato come settimo, deve essere coerente con il novero delle cose deci­se prima di esso...». Da questo testo risulta ehe il consenso della Pentarchia, cioè dei Capi delle cinque grandi sedi patriarcali (Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme), fu indubbiamente il criterio operativo dell’ecumenici tà al secon- do concilio di Nicea (787). Come il consenso del vescovo di Roma era sempre stato preso per espressione dei consenso della Chiesa occidentale, cosi ora il con­senso di tutti e cinque i Patriarchi viene preso come espressione dei consenso della Chiesa universale. Tuttavia, il Niceno II, riferendosi alla Tradizione già formata circa la celebra- zione dei Concili ecumenici, usa due termini diversi per indicare rispettivamente il ruolo dei Papa di Roma e degli altri Patriarchi: il termine synergos (cooperato­re) per il Papa, e symfronousein (consentire) per i Patriarchi d’oriente. Ciô signi­fica ehe, secondo la mente dei Padri del Niceno II, il ruolo del Papa di Roma era considerato come una particolare sinergia operativa nella celebrazione dei Con­cili ecumenici nel primo millennio; ma anche il consenso degli altri Patriarchi era necessario. Perciô, il Niceno II intende sottolineare in termini diversi e rispet- tando i rispettivi ruoli l’inséparabilité e l’intercomplementarietà tra il cooperare dei Papa e il consentire degli altri Patriarchi per l’ecumenicità di un Concilio, il quale effettivamente diventa tale in quanto, in seguito, entra nella coscienza di tutte le Chiese dell’ecumene cristiano, ehe sono le une in comunione con le altre. Tuttavia è ovvio ehe il ruolo di synergos dei Vescovo di Roma nella celebrazione di un Concilio ecumenico intende specificare una funzione particolare e deter­minante rispetto a quella dei Patriarchi delle altre sedi. Spetta agli storici esaminare ed interpretare questa synergia dei Vescovo di Roma nella celebrazione dei primi Concili ecumenici. Infatti, la Commissione Mista ammette ehe la storia dei Concili ecumenici evidenzia quelle che debbono essere considerate le loro caratteristiche speciali, ma aggiunge ehe «tale questio­ne deve essere ulteriormente studiata nel nostro futuro dialogo, tenendo in con- siderazione l ’evoluzione di strutture ecclesiali verificatasi nei secolipiù recenti sia in Oriente che in Occidente» (documento di Ravenna, n. 36).

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