Folia Canonica 9. (2006)

STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano

L’EDIZIONE CRITICA DEL DECRETO DI GRAZIANO 89 VI. Le prime conclusioni 14. Se le valutazioni fin qui esposte sono corrette, mi pare che se ne debbano trarre allora alcíme conclusioni pratiche. La prima è che non si dovrebbero riuni- re tutti i codici analizzati come se fossero “testimoni” di “una” e “della stessa” recensione antica dell’opera di Graziano; ancormeno si dovrebbero confrontare questi con il gruppo indeterminato di tutti gli altri codici conosciuti, e neppure con il gruppo dei manoscritti della seconda metà del secolo XII o degli inizi del secolo XIII, come se questi fossero una “seconda recensione”, perché cosi facen- do si créa solo una gran confusione e in nessun modo si chiarisce il processo dia- cronico di composizione dell’opera e delle sue distinte sezioni sistematiche. L’esame particolare dei manoscritti più antichi mostra, a mio modo di vedere, ehe questa terminológia è insufficiente per far progredire il nostro lavoro. E, per- tanto, deve essere criticata e evitata sia per eliminare gli equivoci che per evitare di procedere in una direzione sbagliata. La questione non concerne il numero delle recensioni, se una, due, tre o Dio sa quante. La questione è ehe la terminoló­gia non deve imporre nessun apriorismo di metodo alla realtà dei dati e ehe si do- vrebbe inoltre evitare che i nostri concetti trascinino surrettiziamente delle inter- pretazioni in ordine al processo storico di formazione delle redazioni. Credo ehe la ricerca debba sempre essere aperta a valutare le peculiarità dei singoli codici e a recepire i nuovi dati senza preconcetti. La mia tesi sulla formazione dei Decretum “per tappe” è tanto indefinita quanto aperta alla concretezza, a seconda di come procederanno settorialmente gli studi parziali suile diverse causae o distinctiones, o sezioni sistematiche dell’opera di Graziano. Come sapete bene, in questi lavori ho proposto di distin­guere e utilizzare quattro defmizioni diverse, come riferimenti univoci per una prima divisione in “tappe”: Exserpta (= E), Concordia (= C), Decretum (= D), Decretum vulgatum (= V). Queste defmizioni si fondano sui diverso significato storico ehe, secondo le nostre attuali conoscenze, si deve attribuire ai codici anti­chi e serviranno perisolare i diversi “momenti”, o stadi, della redazione ( Textstu­fe). Per questo ho scritto ehe cosi “resulta más fácil comprender el resultado final del Decretum Gratiani del siglo XIII, con sus desequilibrios internos, su irregu­lar sistemática y la diversa intensidad en el tratamiento de los temas”.28 E, d’altra parte, ritengo ehe il tema della paternità dell’opera e delle sue reda­zioni dovrebbe essere focalizzato in ricerche circoscritte a questo oggetto speci­fico, evitando ogni interferenza con l’interpretazione dei dati dottrinali, in parti­colare nel momento in cui questa riflessione procede poggiando su “supposizio- ni” assai poco fondate. 28 C. Larrainzar, ‘La firma bolonesa del Decreto de Graciano’, in Initium 9 (2004) 495-515 e la citazione a p.506. Per questo ritengo ehe sia necessario intraprendere studi setto- riali che alle valutazioni paleografiche, spesso ambigue, possano accompagnare il criterio, più sicuro, del “progresso dottrinale”, come riferimento che permetta di giungere a determinazio- ni diacroniche probabili. Si veda corne modello lo studio su C.25 di Sg, sopra alla nota 13.

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