Folia Canonica 9. (2006)
STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano
88 CARLOS LARRAINZAR Si aggiunga poi a tutto questo un’annotazione: copiando l’antica Concordia breve nel corpo principale del codice Aa, si sono introdotti molti altri testi che nel modello di riferimento si trovavano probabilmente sui margini dei fogli, cosi come altre annotazioni ehe erano correzioni di questa redazione antica. Cosi accade, per esempio, che in Aa troviamo a volte una pluralità di redazioni sopra uno stesso testo, come succede inC.3 q.l d.p.c.6 (Aa 23 ff. 141v-142r) e in altri casi. O succede anche il contrario, come in C. 19 q.2 c.2 :Aa manca della versioné este- sa (Aa 43 f. 43r) perché essa non faceva parte della Concordia antica, è ovvio; tuttavia tale versioné non compare nemmeno più avanti, tra le exceptiones, perché queste furono il risultato di una collazione tra gli incipit. E duae sunt, inquit, leges non era uno dei “capitoli omessi nel corpo dell’opera”. In definitiva, il testo di Aa è copia di un testimone della Concordia breve, probabilmente anteriore alia trascrizione in BcFdP, come dimostrano alcíme letture diD.37 (d.p.c.7 §6 ‘despectui sunt’ Aa: ‘despecta sunt’ FdBcP), e tuttavia il corpo dei suo testo principale incorpora anche delle varianti che solo sono attestate in un periodo successivo alia sua redazione. Cosi, per esempio, vi sono presenti a volte correzioni aggiunte in BcFd, ehe possono mancare inP, come pure vi si tro- vano alcune varianti antiche perdute già in Bc Fd, e anche testi o letture della redazione divulgata “nella” forma testuale della redazione breve. II testo di Aa è, insomma, copia di un testimone della Concordia breve, anteriore a BcFd, contaminato pero con un altro, o con altri codici delie redazioni posteriori, soprattutto dell’esteso Decretum divulgato. Di conseguenza, se si décidera di utilizzare Aa in una edizione critica, lo si dovrà fare usando ogni cautela. È vero pero ehe questo dipenderà dal significato che si darà aWedizione critica. Se quest’opera si intende corne un mero lavoro sincronico di scelta di varianti, secondo le regole dell’ecdotica, a partire da un determinato gruppo di codici scelti senza una particolare valutazione storica delle peculiarità di ognuno, alloraper me risulta chiaro ehe sarà impossibile evitare un recensio mixta “astorica”, perché si lavorerà sempre a partire dagli apriorismi concettuali di una filolofia poco rigorosa. Nessuno intende negare l’utilità delFecdotica per il nostro lavoro, pero una cosa è la filológia e altra il metodo o i metodi della scienza storica. nosciuta di distinctiones, causae e quaestiones. La logica che guidô i monad dello scriptorium di Admont nel loro lavoro fu probabilmente questa: da un lato si copia “ciô ehe è diverso” dal solito, perché la “peculiarità” rende prezioso il codice “modello” in se stesso, peró quando si notano delle “omissioni” si completa il testo ricorrendo a un altro o ad altri codici che con- tengono la redazione già standardizzata. Cosi si spiega anche perché si sia fatta una copia come P a una data molto tarda, sebbene in seguito non se ne completeranno i contenuti; perô nulla sappiaino circa gli autori, e neppure per quale motivo si fece questa copia. Tuttavia, il caso di Bc Fd è abbastanza diverso da qucllo di Aa P.