Folia Canonica 9. (2006)
STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano
L’EDIZIONE CRITICA DEL DECRETO DI GRAZIANO 83 (iii) La decisione di inserire la palea D.6 c.2 è allora cio che scompagina queste previsioni iniziali. E cosi si comincia a copiare la palea al f. 19vb, serrando già le linee perché - valutando la sua estensione - si giudica che non si riuscirà a inserirla nello spazio disponibile del f. 19vb; peró subito si vede che non si riuscirà a trascriverla per intero nemmeno utilizzando lo spazio bianco del f. 20ra. Il testo di D.6 c.2 viene pertanto trascritto nel f. 19vb, poi nello spazio bianco del f. 20ra (inizialmente riservato per un altro fine) e infine da qui si salta al f. 19ra, inserendo il testo come continuazione di D.6 c.3 in questo stesso foglio (19ra). Rebus sic stantibus è importante sottolineare due fatti: a) E la mano dei copi- sta “principale” che realizza l’inserzione di D.6 c.2 inizialmente (i frammenti dei ff. 19vb e 20ra) e ehe cancella il testo ripetuto per homeoteleuton di D.5 c.4 §2 dei f. 19va. b). E la mano dei copista “ausiliario” ehe porta a termine la trascrizio- ne di questo D.6 c.2 e copia anche D.6 c.3 nel f. 19ra. Si puo dunque concludere che in Bc questi due copisti hanno lavorato all’unisono. Si coordinano le due mani: la “principale”, che trascrive 1’antica Concordia breve, e la mano “ausilia- ria” ehe trascrive la In prima parte agitur e le serie di addizioni nei fogli supple- mentari intercalati o nei margini di alcuni fogli dei 18 fascicoli numerati dei codice. In sintesi, nella produzione dei codice Be i due copisti operarono coordi- nando il proprio lavoro e segítendő probabilmente uno le indicazioni dell’altro. 9. Se i due copisti lavorarono in questo modo, non è d’altra parte una semplice supposizione affermare che non disponiamo in questo momento di “un mo- dello di codice” dei Decretum nel quale i testi si trovino integrati o trascritti senza soluzione di continuità. Il “modello” per il loro lavoro furono due pezzi separati e indipendenti, i testi dei quali erano interconnessi mediante segni, come si puô ve- dere in Fd. Tenendo sott’occhio la distribuzione dei frammenti copiati di D.6 c.2 e la loro sequenza il fatto non puô essere spiegato in altro modo. Come ho detto, questo è possibile solo esaminando direttamente il codice originale: le fotocopie o il microfilm non mostrano l’inesistenza di raschiature. Rudolf Weigand errô nel supporre ehe il frammento di D.6 c.2 talibus reluctans - in membris meis copiato nel f. 20ra di Bc fosse stato trascritto nello spazio bianco ottenuto con la raschiatura di una redazione precedente, che sarebbe - secondo la sua opinione, giusta- il frammento finale di D.5 c.4 §2. Esaminando il mano- scritto Bc direttamente si puô verificare ehe questo frammento di D.6 c.2 non so- stituisce nessun testo precedente: al contrario, fu copiato dali’amanuense principale dell’antica Concordia breve corne gli altri testi, sulla pergamena intonsa, negli spazi disponibili o riservati secondo i calcoli ai quali si è fatto cenno. In conclusione, le redazioni dei Decreto di Fd e Bc furono copiate tenendo come “modelli” due opere indipendenti, due pezzi manoscritti che contenevano l’uno un’antica Concordia breve, e l’altro l’insieme dei testi che formavano la “collezione delle additiones bononienses” di Fd\ i contenuti dei due pezzi furono coordinati mediante un sistema di annotazioni e segni sui luoghi di inserzione