Folia Canonica 9. (2006)
STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano
82 CARLOS LARRAINZAR Cosi poi, chiariti questi dati, il fatto davvero rilevante è che si puô dimostrare che i copisti hanno lavorato in contemporanea e coordinando la loro opera. E, conseguentemente, questo induce a credere ehe i copisti non disponessero e non copiassero da un “modello di codice” dei Decreto dal quale i testi venivano integrati o trascritti senza soluzione di continuità come un unicum integrato, materiale o formale: in questo momento essi lavoravano con due pezzi separati e indi- pendenti, i testi dei quali — questo si - venivano da loro assemblati o coordinati mediante segni, come succede con le due parti del manoscritto Fd. IV. IL MODELLO DEL CODICE Bc 8. Quest’ultima osservazione è più che una deduzione. Esiste un luogo concreto del codice Be dove il fatto puô essere verificato. Mi riferisco alia trascrizio- ne di D.6 c.2, ehe è praticamente 1’unicapalea ehe esiste in Bc. Esaminando con attenzione lo strano modo nel quale questo testo è copiato, si puô verifícare quanto si è testé affermato. Questo è possibile tuttavia solo lavorando direttamente suli’originale dei codice: le fotocopie o il microfilm in bianco e nero non pemet- tono di individuare le gradazioni dell’inchiostro e le differenze tra le mani, e nemmeno permettono di verifícare 1’assenza di raschiature sulla pergamena. Per 1’importanza dei dato, conviene fare una descrizione dettagliata. Per facilitare la sua comprensione ho aggiunto un 'Appendice a questo studio, ehe risulterà utile a quanti vogliono verifícare con calma la complessa singolarità di questo dato. Ve- diamo i dettagli. D. 6 c. 2 è trascritta a cavallo tra il f. 19 (foglio intercalato nel fascicolo I dei codice della Concordia, tra i suoi fogli 2-3) e il f. 20, ma senza un ordine e a salti : comincia verso la fine dei f. 19vb, continua quindi nel f. 20ra (il terzo foglio dei fascicolo I) e finisce nel f. 19ra. Questa trascrizione ha forme sconcertanti e si spiega cosi: (i) La sequenza antica dei testi era D.5 c.4 seguito da D.6 d.p.c.3. II copista “principale” della Concordia breve interrompe percio la sua trascrizione in D.5 c.4 §2 alia fine dei f. 18vb, pero lascia uno spazio all’inizio dei f. 20ra per raccor- darlo in seguito con d.p.c.3 di D.6; la sua estensione coincide con quella ehe oc- cuperebbe il periodo finale di questo c.4 §2 non trascritto. (ii) II copista “ausiliario” delle addizioni complementari termina la trascrizione di D.5 c.4 §2 nel verso dei foglio supplementäre (f. 19va), e commette un errore nel copiare la frase percipere non debet — magna : per homeoteleuton dei verbo percipere. Continua quindi copiando in questo punto D.6 pr. con D.6 c.l, ehe termina a metà della seconda colonna del foglio ( 19vb). È qui ehe presumi- bilmente si sarebbe dovuto copiare D.6 c.3, il testo dei quale avrebbe dovuto riempire anche lo spazio lasciato in bianco all’inizio del f. 20ra.