Folia Canonica 9. (2006)

STUDIES - Carlos Larrainzar: L'edizione critica del decreto di Graziano

78 CARLOS LARRAINZAR fetti, il Decretum si formô in una pluralité di momenti diacronici - cioè a dire per tappe—e. questi, o queste, si vanno svelando man mano ehe riusciamo a ricostrui- re la storia letteraria dei testo, gradualmente, sezione per sezione, secondo le di­verse unita sistematiche nelle quali si possono dividere le varie redazioni; a sua volta questo spiega anche l’estensione irregolare dell’opera. Volendo riassumere, il nostro punto di vista attuale sui codice Sg puô com- pendiarsi in quattro affermazioni: (i) Il manoscritto Sg non è una “abbreviazio- ne” della redazione della Concordia di Graziano, fmo a oggi considerata la più antica, tradita nei codici A a Be Fd P Pfr. (ii) Gli studi compiuti sopra Sg provano che, in una prospettiva filologica, risulta impossibile derivare la sua redazione a partire dalla redazione di questi altri codici antichi. (iii) Sg è nondimeno un codi­ce secondario nel senso ehe la sua redazione deriva da un modello comune, ehe presumibilmente è da identificare con 1’ Ur-Gratian, dal quale pure dipendono tutti gli altri codici antichi. Da qui 1’importanza singolare dei codice svizzero e il motivo per cui, in un certo senso, si puô pariare di Sg come della bozza dei Decre­to di Graziano. (iv) Le caratteristiche uniche di Sg permettono di ricostruire aspetti di “una redazione” dei Decreto di Graziano più antica (Textstufe) di tutte le altre oggi conosciute. Nell’edizione critica dei Decretum si dovrebbe tuttavia evitare la recensio mixta, cioè a dire considerare Sg assieme agli altri codici anti­chi. Riteniamo più corretto ehe Sg sia pubblicato separatamente, dando conto di tutte le sue caratteristiche peculiari. III. L’ELABORAZIONE DEI CODICI Fd Bc 6. Questi due manoscritti sono di straordinaria importanza per comprendere il processo di elaborazione dei Decretum Gratiani. Pariando dei codice fiorenti- no non voglio ripetere oggi le argomentazioni e le tesi ehe già esposi per esteso nel 1998 e che in generale continuo a considerare valide. E nemmeno voglio dare a questo contributo un taglio polemico. Tutti voi comprenderete tuttavia che, per onestà professionale, non posso accettare di essere screditato in modo generico, senza una discussione approfondita dei dati sui quali si avanzano obiezioni: come è ovvio, sono aperto alia verifica e alia discussione delle molteplici prove prodotte in questo studio, in particolare di quelle più significative per la valuta- zione del manoscritto.19 E, in questo momento, mi basterà sottolineare un fatto 19 Cf. C. Larrainzar, ‘El Decreto de Graciano del códice Fd(= Firenze, Biblioteca Nazio- nale Centrale, Conventi Soppressi A.1402). In memoriam Rudolf Weigand’, in Ius Ecclesiae 10(1998) 421^489. Per parte sua, Winroth (si veda sopra la nota 1 ) si sofferma solo a discutere le mie considerazioni sopra C.6 q. 1 c. 17 in Fd per concludere: “La preuve qu’il avance, fondée sur C.6, q.l, c.17, ne prouve certainment pas la véracité de ce qu’il ne fait qu’imaginer. Les neuf autres ‘preuves’ qu’il propose reposent sur le même type d’arguments et son ainsi tout

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