Folia Canonica 8. (2005)

STUDIES - Lorenzo Lorusso: Il rapporto del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali con le prescrizioni dei libri liturgici. Commento al can. 3 del CCEO

PRESCRIZIONI DEI LIBRI LITURGICI E CCEO CAN. 3 165 con uguale diritto e onore tutti i riti legittimamente riconosciuti, e vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati, e desidera ehe, ove sia necessario, vengano prudentemente riveduti in modo integrale nello spirito della sana tradizione e venga dato loro nuovo vigore secondo le circostanze e le nécessita del nostro tempo (n. 4). Principi e norme liturgiche riguardanti direttamente le Chiese orientali si tro- vano invece in vari documenti conciliari, come in Lumen Gentium (n. 23)7, Uni­tatis Redintegratio (nn. 14-17)8 ma soprattutto in Orientalium Ecclesiarum. dei concelebranti, ehe spesso hanno perduto elementi tradizionali delle proprie fogge. Inoltre dovunque si è cercato di rendere menő lunghe le celebrazioni, con omissioni di testi, più o meno meditate, più o meno programmate, o più o meno lasciate all’inventiva del celebrante”: C. Gugerotti, “Diritto e Liturgia nelle Chiese Orientali Cattoliche”, in Congregazione per LE CHIESE Orientali, Ius Ecclesiarum vehiculum caritatis, Atti dei simposio internazionale per il decennale dell'enlrata in vigore dei Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, Città del Vaticano 19-23 novembre 2001, Città del Vaticano 2004,263-275, hic 270. 7“[•••] Per divina provvidenza è avvenuto che varie Chiese, in vari luoghi fondate dagli apostoli e dai loro successori, durante i secoli si sono costituite in molti gruppi, organicamente uniti, i quali, salva restando l’unità della fede e l’unica divina costituzione della Chiesa univer­sale, godono di una propria disciplina, di un proprio uso liturgico, di un patrimonio teologico e spirituale proprio 8 “Le Chiese d’oriente e d’occidente hanno seguito durante non pochi secoli una propria via, unite perô dalla fratema comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede rontana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disci­plina. [...] Non si deve ugualmente passar sotto silenzio ehe le Chiese d’oriente hanno fin dall’origine un tesoro, dal quale la Chiesa d’occidente moite cose ha prese nel campo della li­turgia, della tradizione spirituale e dell’ordine giuridico [...]. L’eredità tramandata dagli apo­stoli è stata accettata in forme e modi diversi e fin dai primordi stessi della Chiesa, qua e là va- riamente sviluppata, anche per la diversité di mentalité e di condizioni di vita [...]” (n. 14). “E pure noto a tutti con quanto amore i cristiani orientali compiano le sacre azioni liturgi­che, soprattutto la celebrazione eucaristica, fonte della vita della Chiesa e pegno della gloria futura, con la quale i fedeli uniti col vescovo hanno accesso a Dio Padre per mezzo del Figlio, Verbo incarnato, morto e glorificato, nell’effùsione dello Spirito Santo, ed entrano in comu­nione con la santissima Trinité, fatti „partecipi della natura divina“ (2 Pt. 1,4). Pereié per mez­zo della celebrazione dell’eucaristia del Signore in queste singole Chiese la Chiesa di Dio è edificata e cresce e per mezzo della concelebrazione si manifesta la loro comunione. In questo culto liturgico gli orientali magnificano con splendidi inni Maria sempre vergine, solenne- mente proclamata santissima madre di Dio dal concilio ecumenico di Efeso, perché Cristo conforme alla s. scrittura fosse riconosciuto, in senso vero e proprio, figlio di Dio e Figlio dell’uomo, e onorano pure molti santi, fra i quali i padri della Chiesa universale [...]. Tutti sap- piamo ehe il conoscere, venerare, conservare e sostenere il ricchissimo patrimonio liturgico e spirituale degli orientali è di somma importanza per custodire fedelmente la pienezza della tra­dizione cristiana e per conduire a termine la riconciliazione dei cristiani d’oriente e d’occidente” (n. 15). “Inoltre fin dai primi tempi le Chiese d’oriente seguivano discipline proprie, sancite dai santi padri e dai concili, anche ecumenici. E siccome una certa diversité di usi e consuetudini, sopra ricordata, non si oppone minimamente all’unità della Chiesa, anzi ne accresce il decoro

Next

/
Oldalképek
Tartalom