Folia Canonica 8. (2005)
STUDIES - Lorenzo Lorusso: Il rapporto del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali con le prescrizioni dei libri liturgici. Commento al can. 3 del CCEO
166 LORENZO LORUSSO Dopo il Concilio, la più importante raccolta di norme suile Chiese orientali catto- liche è il Codice dei Canoni déllé Chiese Orientali del 1990. Infine, come abbia- mo detto, la Congregazioneper le Chiese Orientali ha pubblicato una Istruzione per l’applicazione delle prescrizioni liturgiche dei Codice dei Canoni déllé Chiese Orientali che ha i seguenti obiettivi (n. 5): • Guidare ad un migliore approfondimento delle immense ricchezze proprie alie autentiche tradizioni orientali, da custodire gelosamente e comunicare a tutti i fedeli. • Comporre in un quadro organico le norme liturgiche valide per tutte le Chiese orientali cattoliche ed introdurre al recupero, dove necessario, dell’autenticità liturgica orientale, secondo la Tradizione ehe ogni Chiesa orientale ha ereditato dagli Apostoli attraverso i Padri. • Esortare ad organizzare su solide basi la formazione liturgica permanente, sia dei clero, a partire dai seminari e dagli istituti di formazione, sia dei popolo di Dio mediante scuole di catechesi mistagogica. • Elencare i principi comuni per 1’elaborazione dei Direttori Liturgici delle singole Chiese sui iuris. e non poco contribuisce al compimento dclla sua missione, il sacro concilio, onde togliere ogni dubbio, dichiara ehe le Chiese d’oriente, memoria della necessaria unità di tutta la Chiesa, hanno facoltà di regolarsi secondo le proprie discipline, come più consone all’indole dei loro fedeli e più adatte a provvedere al bene delle anime. La perfetta osservanza di questo tra- dizionale principio, invero non sempre rispettata, appartiene a quelle cose che sono assoluta- mente richieste come previa condizione al ristabilimento dell’unità” (n. 16). “Ciô che sopra è stato detto circa la legittima diversité piacé dichiararlo pure della diversa enunciazione teologica delle dottrine. Poiché nell’indagare la verità rivelata in oriente e in occidente furono usati metodi e prospettive diversi per giungere alla conoscenza e alia procla- mazione delle cose divine. Non fa quindi meraviglia ehe alcuni aspetti del mistere rivelato sia- no talvolta percepiti in modo più adatto e posti in miglior luce dall’uno ehe non dall’altro, co- sicché si puó dire allora ehe quelle varie formule teologiche non di rado si completino, piutto- sto cheopporsi. Perciô cheriguarda le autentiche tradizioni teologiche degli orientali, bisogna riconoscere che esse sono eccellentemente radicate nella sacra scrittura, sono coltivate ed espresse dalia vita liturgica, sono nutrite dalla viva tradizione apostolica, dagli scritti dei padri e degli scrittori ascetici orientali e tendono a una retta impostazione della vita, anzi alia piena contemplazione della verità cristiana. Questo sacro concilio, ringraziando Dio che molti orientali figli della Chiesa cattolica, i quali custodiscono questo patrimonio e desiderano vi- verlo con maggior purezza e pienezza, vivano già in piena comunione con i fratelli ehe seguo- no la tradizione occidentale, dichiara ehe tutto questo patrimonio spirituale e liturgico, disciplinare e teologico, nelle diverse sue tradizioni appartiene alia piena cattolicità e apostolicità della Chiesa” (n. 17).