Folia Canonica 5. (2002)

PROCEEDINGS OF THE INTERNATIONAL CONFERENCE "Tra Chiesa universale e Chiesa particolare", Budapest, 2nd February 2002 - Adriano Garuti: Origine e natura dei patriarcati

256 ADRIANO GARUTI Si íratta ora di stabilire il fondamento teologico di tale potestà so- vra-episcopale. Alcuni ne vedono già una attestazione in taluni discepoli degli Apostoli, incaricati di fondare e organizzare nuove Chiese, come Tito a Creta e Timoteo nell’Asia proconsolare. Essa fu inoltre favorita dall’evangelizzazione irradiatasi dai grandi centri alle città e villaggi circostanti, con la conseguente formazione di comunità incentrate sulla città principale o metropoli: cosi è delle Chiese della Galazia (Gai l,2)edituttaTAcaia(cf. 2Cor. 1,1). Vi sarebbe stata pertanto una trasmissione ineguale di poteri pastorali e missionari da parte degli Apostoli. A loro volta i discepoli si sono comportati allô stesso modo, dando vita a sem­pre nuove chiese-figlie, le quali pur avendo una propria amministrazione indi- pendente, per le questioni di carattere generale e comune facevano riferimento alla chiesa madré, il cui Vescovo assumeva pertanto una certa preminenza sugli altri Vescovi della stessa provincia. Con il graduale sviluppo dal sistema metropolitano a quello patriarcale, taie preminenza ehe si riconduceva ad una particolare autorità morale nella testimo- nianza della fede e consisteva nei cosidetti ‘privilegi di onore’, senza alcun carattere di potere giuridico, acquisterà una portata pratica in campo giurisdizionale, un vero potere, determinando una superiorità gerarchica dei patriarchi rispetto agli altri vescovi. La spiegazione più comune per fondare taie superiorità è quella proposta dal P. de Vries, secondo il quale la funzione patriarcale, necessaria per un migliore govemo della Chiesa, si sarebbe sviluppataper diritto consuetudinario nel senso che al patriarca “vennero riservate alcune funzioni originariamente proprie dei singoli vescovi”. Taie diritto consuetudinario sarebbe sorto con ogni probabilità “in base al fatto ehe i singoli vescovi tacitamente rinunciarono a una parte dei loro diritti a favore di un vescovo principale”.16 Detta spiegazione non appare pienamente convincente. A parte T interrogativo su cosa awerrebbe in caso di revoca della rinuncia, essa non ri- sponde al problema di fondo sulla esistenza stessa di un simile potere, ehe non puô derivare dalla somma di poteri episcopali ‘ceduti’, ma solo da una autorità superiore. Tale è sempre stata la visione occidentale sulTorigine dei diritti e pri­vilegi dei patriarchi. Secondo il Padre de Vries i Papi non avrebbero mai rivendicato di aver con­cesso quei diritti e privilegi come partecipazione del loro potere sulla Chiesa uni­versale; lo avrebbero fatto solo con l’istituzione dei patriarcati latini.17 La tesi non risulta sostenibile anzitutto dal punto di vista storico. Infatti subito dopo il Costantinopolitano I i Papi mediante la teória della triarchia giustificavano i pri­16 de Vries, Ortodossia (nt. 9), 26. 17 Cf. ivi, 24,81.

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