Folia Canonica 5. (2002)

STUDIES - Natale Loda: La formula sicut pater et caput relativa al Patriarca mel c. 55 CCEO e le sue implicanze giuridiche

LA FORMULA SICUT PATER ET CAPUT NEL C. 55 CCEO 109 Ma se il rapporta patemo in Israele fil inteso in raisura prevalente corne rela- zione di autorità, invece nella relazione cristologica emerge una relazione affet- tiva e spirituale che nella tradizione dei patriarcato antico ritrovava un legame di padre-figlio ehe investe il legame stesso di Gesù con il Padre celeste.7 Il Figlio accentua la perfetta unione con la volontà del sovrano volere patemo (Mc. 14,36), anzi, in Luca 15 la figura delpatér è protagonista, debellando quel rigore legalistico nella divisione tra giusti e non giusti. Ecco ehe il padre assume cosi la veste di giudice e “signore”.8 Negli altri documenti dell’età apostolica risulta interessante la concezione deli’Apostolo come Padre della comunità, e per quanto riguarda il Vescovo ed il Patriarca, a proposito della generazione spirituale, tale visione si accentua su co­loro che esercitavano l’atto stesso di generare e trasmettevano la vita.9 Il termine caput nell’uso profano significava la designazione del punto più alto o parte estrema, si ricollega ai termini di cima, apice, fine oppure punto di inizio o di partenza, fino a determinare il punto più alto della nave, il capitello di una colonna, la sommità di un muro, la foce di un fiume ma anche la sorgente, il punto di inizio per il computo del tempo. Da questo primo uso del termine kef álé l’indicazione include cio ehe è più alto come elemento perimetrale o elemento superiore e determinante. Ultronea designazione dei termina capo è quella che ha riguardo a tutto l’uomo e la persona, la vita dell’uomo concentrata nel capo quindi sinonimo di vita stessa, infine l’uomo stesso. Nella Sacra Scrittura la parola kefalé comprende nei vari sensi la terminoló­gia su esposta, fino al Nuovo Testamento laddove nella Lettera agli Efesini e Co- lossesi si parla di Cristo e della Chiesa in un rapporta di unità.10 Cristo come capo della Chiesa diviene sorgente dell’attività e missione della Chiesa che si edifica grazié ai doni dati alla stessa. In quanto “principio” concreto per cui la Chiesa è un. corpo Cristo è Yarché ex Col. 1,18 e 2,19'1 mentre taie espressione puô essere 7 Schrenk - Quell, Patér (nt. 4), col. 1241 e ss. 8 Schrenk - Quell, Patér (nt. 4), col. 1249 e ss. 9Cosi ICor. 4,14-15; cfr. Gai. 4,19, Filemone 10. 10 H. Schlier, Kefalé, in Grande Lessico del Nuovo Testamento, V, Brescia 1969, coll. 363-390, quivi col. 382 e ss. "Tale referenza assieme ad Ef. 4,16 rileva in Pius XII, Lettera Enciclica Mystici Corporis del 29 giugno 1943, in AAS 35(1943) 193-248, cf. Enchiridion déllé Encicliche 6/151-260. Nel n. 186 si dice: “Come il capo è il regale baluardo del corpo e da esso, perché fomito delle parti migliori, vengono naturalmente dirette tutte le membra, aile quali è sovrapposto appunto afïinché abbia cura di loro, cosi il Divin Redentore tiene il supremo govemo del cristianesimo. E poiché il reggere una società di uomini non vuol dire altro ehe dirigerli al loro fine con prov- videnza, con mezzi adeguati e con retti principi, è facile discernere come il nostro Salvatore, ehe si présenta come forma ed esempio dei buoni pastori, eserciti in maniera mirabile tutte queste funzioni...” Nel n. 187 l’Enciclica dice: “Cristo ha partecipato agli Apostoli ed ai loro

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