Folia Canonica 4. (2001)

BOOK REVIEWS

BOOK REVIEWS 275 Il primo concerne la stessa articolazione tra i due concetti sottesi all’elabo- razione dei libro: quello di fedele e quello di laico. A livello teorico oggi suonano quasi scontate le considerazioni del capitolo I, secondo cui quelle nozioni vanno accuratamente distinte, dato che la prima si situa nell’ambito dell’uguaglianza fondamentale tra i battezzati, mentre la seconda riguarda le disuguaglianze funzionali nel Popolo di Dio «Il nocciolo della questione - la chiave adatta a risolvere il problema - ci sembra risiedere in un fatto innegabile, ehe il Concilio Vaticano II ha messo in rilievo con forza insospettata: tutte le persone apparte- nenti alla Chiesa hanno un fondamentale statuto giuridico comune, perché tutte hanno una stessa fondamentale condizione, una primaria categoria comune. Tutti i fedeli, dal Papa all’ultimo battezzato, partecipano alla medesima voca- zione, alla medesima federal medesimo Spirito, alla medesima grazia» (pp. 18-19). Malgrado queste affermazioni siano diventate cos! frequenti, penso che non sia esagerato affermare ehe persistono moite resistenze ad accoglierle in pratica. Le disuguaglianze, specialmente tra laici e ministri sacri, continuano aprevalere spesso nella vita ecclesiale, al punto ehe l’uguaglianza battesimale rischia di essere più una bella dottrina da predicare ehe una guida ed un’esigenza costante affinché tutti i cristiani, senza confusioni di ruoli, diano il loro contributo all’attuazione della missione ecclesiale. La promozione del laicato, di cui si pario tanto a suo tempo, richiede l’ottica integrale con cui del Portillo completa la già citata descrizione dell’uguaglianza: «Tutti hanno bisogno di appropriati aiuti sacramentali e spirituali, tutti debbono vivere una vita cristiana piena, sotto 10 stesso insegnamento del Vangelo; tutti debbono avere una fondamentale vita personale di pietà - di figli di Dio, di fratelli e discepoli di Cristo - ehe precede nell’obbligatorietà qualunque specifica distinzione originata dalla diversité delle funzioni ecclesiali. Tutti partecipano attivamente e corresponsabilmente - dentro la necessaria pluralité di ministeri - all’unica missione di Cristo e della Chiesa. Pertanto, è logico che tutti abbiano nella Chiesa diritti e doveri fonda- mentali e comuni» (p. 19). Senza una formazione profonda e permanente, i laici rischiano di essere inattivi, o peggio ancora inaffidabili. Occorre ehe scoprano la loro condizione di fedele, e nel contempo la loro spécificité laicale. La considerazione di taie spécificité ci porta al secondo aspetto ehe volevo trattare. I capitoli IV e V (pp. 149-252), sulla nozione giuridica di laico e sul suo statuto giuridico, poggiano sulla dottrina dei Vaticano II, specialmente nella Lumen gentium e in Apostolicam actuositatem. D’altra parte, come nel resto del libro, risulta anche evidente quanto le considerazioni dell’autore siano debitrici rispetto all’insegnamento dei Beato JosemaríaEscrivá, essendo stato del Portillo suo intimo collaboratore e successore alla guida dell’Opus Dei. S’illumina cos! 11 rapporta delle realté temporali con la vocazione cristiana e con la vita della Chiesa. La secolarité, quale indole propria e peculiare dei laici seconda la Lumen

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