Folia Canonica 2. (1999)
PROCEEDINGS OF THE INTERNATIONAL CONFERENCE. - Julio García Martín: Il ruolo specifico del sacerdote nelle missioni
352 JULIO GARCIA MARTIN mente, è richiesto al generoso contributo degli Istituti19 e questa commissione dura fino alia costituzione di una diocesi20. II concilio ecumenico Vaticano II mette in rilievo la crescita dei popolo di Dio, con 1’incorporazione di nuovi membri per mezzo del battesimo. A questi li raggiunge gradatamente. Questi gradi sono il precatecumenato e il catecume- nato. Ma il c. 786 non determina quando si raggiunge questa fase, sempre insufficiente. A tal proposito Giovanni Paolo II avverte: “Il moltiplicarsi delle giovani Chiese nei tempi recenti non deve illudere. Nei territori affidati a queste Chiese, specie in Asia, ma anche in Africa ed in America Latina e Oceania, ci sono vaste zone non evangelizzate: interi popoli e aree culturali di grande importanza in non poche Nazioni non sono ancora raggiunte dall’annunzio evangelico e dalla presenza della Chiesa locale”21. L’attivitàmissionaria verae propria, quindi, si svolge nelle chiese particolari ehe non sono diocesi quali l’abbazia e la prelatura territoriale (c. 370), il vicariato apostolico, la prefettura apostolica e l’amministrazione apostolica stabilmente costituita (c. 371), e nella prassi della Congregazione la missione autonoma o «sui iuris»22, le quali per cause particolari o speciali non sono state costituite in diocesi. La suddetta attività si svolge anche in moite diocesi non autosufficienti. Tutte queste chiese particolari debbono essere chiamate missioni, perché sono comprese nella definizione del c. 786, ma non tutte sono considerate territori di missioni in senso giuridico, vale a dire dipendenti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Questo dipende da una decisione deU’autorità ecclesiastica. Per principio le abbazie e le prelature territoriali non dipendono dalla suddetta Congregazione, ma non c’è dubbio ehe le prelature territoriali obiettivamente sono missioni23. II Codice neanche in questo caso lo ha determinato benché utilizzi la espressione “territori di missione”. In modo espresso applica tale espressione ai vicariati apostoliéi e alie prefeture apostoliche24, ma \9AG 32. 20 S. CONGREGATIO pro Gentium Evangelizatione, instr. Relationes in territoriis missionum, 24. II. 1969, in AAS 61 (1969) 283, n. 1. 21 Redemptoris missio, n. 37, a). 22 Cf. J. García Martín, Origen de las misiones independientes o «sui iuris» y de sus superiores eclesiásticos, in Commentarium pro Religiosis et Missionariis 74 ( 1993) 265-324. 23 AG 6, nota 37: “E’ evidente che in questa nozione dell’attività missionaria sono incluse obiettivamente anche quelle parti della America Latina, in cui non c’è né Gerarchia propria né maturité di vita cristiana né sufficiente predicazione evangelica. Che questi territori, poi, di fatto siano o non siano riconosciuti corne missionari dalla Santa Sede, non dipende certo dal Concilio. Pertanto, per ribadire il nesso tra la nozione di attività missionaria e determinati territori, si dice di proposito ehe questa attitività «per lo più» viene svolta in determinati territori riconosciuti dalla Santa Sede”. 24 Cf. c. 495, § 2. Cosî F. Retamal, Comentario al c. 786, in Comentario exegético al Codigo de derecho canonico, A. Marzoa-J. Miras-R. Rodrîguez-Ocana (dir.), Pamplona 1996, III, 185 nota 10.