Folia Canonica 2. (1999)

STUDIES - Manlio Bellomo: Appunti per una metodologia della ricerca storico-giuridica

14 MANLIO BELLOMO utilizzate a sostegno. I casi di professori che hanno dato una forma chiusa e definita alie loro raccolte sono davvero assai rari. Forse Azzone, più prob- abilmente Pillio da Medicina, e infine Roffredo Beneventano ma solo in una seconda fase della sua attività, come è dimostrato da Lucia Sorrend nel suo recentissimo libro su un prezioso manoscritto di Olomouc6. Accade invece frequentemente, direi quasi regolarmente, ehe il testo acquisti una sua autonoma vita e cominci a circolare entra antologie di varia consistenza, ricevendo un posto nella catena delle quaestiones che non è fisso, salvo che entra brevissime sequele. Il professore che ha la necessità didattica di affrontare una disputa per offrire un’occasione di esercitazione ai propri studenti si limita molto spesso, o forse sempre, almeno fino agli anni ’70 del ’200, a ricalcare, o copiare, uno dei testi che puö avere a disposizione. È quanto ho dimostrato per una quaestio di Uberto da Bobbio7, studiata in altra prospettiva da Emma Montanos Ferrín8, che va poi sotto la paternità di Odofredo fino a giungere a Guido da Suzzara, e ehe compare anche come testo anonimo, per esempio in un manoscritto della Biblioteca Riccardiana di Firenze studiato da Federico Martino9 o in altra di Rovigo oggetto di un mio studio10. Se dovessimo decidere di quale tipo di operazione si tratti tenendo per ferma la distinzione fra quaestiones redactae e quaestiones reportatae, saremmo in gravissima difficoltà, perché in questi casi il testo copiato da altro testo non è redactus e neppure è reportatus. Intorno al 1270 a Bologna si tenta un rimedio, e si impone a ogni professore non solo di disputare una quaestio ogni anno, e talvolta più di una quaestio, ma anche di redigere un testo e di depositario nella statio dei bidello generale dello Studium. Da questo momento in poi non puo (non potrebbe) esistere una quaestio reportata: tutte le quaestiones dovrebbero essere redactae. Nulla impedisce, pero, ehe i professori possano riprendere e riprodurre nel corpo delle loro lecturae brani e frammenti di quaestiones disputatae e redactae: temi, frasi, intere sequele di argumenta, solutiones riportate fedelmente o riassuntate. Se qui vogliamo pariare di quaestiones reportatae, è chiaro ehe ne possiamo pariare a condizione di dare all’espressione un significato differente da quello usuale, come dimostro in un mio libro di prossima pubblicazione. Quando i professori inzeppano le loro lecturae di questioncelle o di consilia riassuntati è chiaro ehe tutto diventa estremamente fluido, perché in ogni codice la registrazione delle lecturae dipende dalla capacité di comprensione di chi 6 L. SORRENTI, Tra scuole e prassi giudiziarie. Giuliano da Sesso e il suo “Libellus quaestionum” (I Libri di Erice 21), Roma 1999. 7 M. Bellomo, Tracce di lectura per viam quaestionum in un manoscritto dei Codex conservato a Rovigo, in Rivista Internationale di Diritto Comune 8 (1997) 217-273. 8 E. MONTANOS ferrín, An de die vel de nocte, in Rivista Internationale di Diritto Comune 9 (1998) 49-80. 9 F. MARTINO, Le “quaestiones" del manoscritto Firente, Biblioteca Riccardiana, 744, in Rivista Internationale di Diritto Comune 2 (1991) 175-222. 10 Vd. supra, nt. 7.

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