Folia Canonica 2. (1999)
STUDIES - Manlio Bellomo: Appunti per una metodologia della ricerca storico-giuridica
APPUNTI PER UNA METODOLÓGIA 13 ovviamente impresa destinata a sicuro fallimento quella di chi avesse la pretesa, o la presunzione, di cercare corrispondenze testuali e di contenuti fra i vari reticoli grafici, e peggio se qualcuno volesse costruire uno “stemma” di supposti ma mai esistiti rapporti di parentela per ascendenza e discendenza. A1 massimo possiamo trovare “somiglianze”, se è accaduto ehe due o più studenti abbiano confrontato i loro appunti e li abbiano in qualche modo integrati e resi omogenei: ma solo “in qualche modo”, cioè imperfettamente. Continuiamo a immaginare. Un professore prépara la sua lezione, o dopo la lezione recupera e appunta quanto ha detto. Nei due casi serivé qualche additio sui margini del suo libro personale. Altri poi copiano: ma non tutto, e mai in modo assolutamente esatto. Poiché vi è stata una selezione durante la copiatura, selezione determinata dai più vari motivi, o vi sono stati errori, la copia non è identica a quella dei professore. Non solo: lo stesso studente, o un altro giovane, ascoltando altre lezioni sugli stessi testi legislativi, o come professore leggendo gli stessi testi in tempi diversi, apporta altre scritture, ehe documentano altre cose dette e udite, sicché la copia qui diventa un originale unico e insostitubile, e neppure confrontabile con altre copie, mentre al contempo raccoglie in sé due o più “strati”, sicché la nozione di “strato” è e deve rappresentare cosa diversa dalla nozione di “reticolo”. Esperienze identiche si verificano per le repetitiones. Per le quaestiones vi è da fare un discorso differente. E nota la distinzione fra quaestiones redactae e quaestiones reportatae. Ma si tratta di una distinzione schematica, che troppo lascia fuori della complessa e fluida realtà delle scuole medievali di diritto civile e canonico. Gli esempi di quaestiones reportatae, nel senso che la storiografia ha dato all’espressione (mi riferisco agli studi ehe vanno da Hermann Kantorowicz a Gerard Fransen5), sono davvero rari, e forse appartengono solo alla prima stagione della didattica universitaria, al secolo XII. La distinzione non è un bussola che possa bene orientare: in Fransen la pista (ancora condivisa da qualche stanco epigone) corrispondeva alio stato dei suoi studi, se si pensa ehe il compianto studioso mai varco le colonne d’Ercole dell’età dei glossatori. Dopo il secolo XII si passa rapidamente ad altra tecnica di registrazione e di trasmissione dell’oralità della disputa. È di solito un professore che redige un testo, breve nei diversi passaggi de\Vargumentum e delle fonti legislative 5 Gli innumerevoli analitici e sparpagliati lavori dell’illustre canonista belga sono ora raccolti in volume: G. FRANSEN, Canones et Quaestiones. Evolution des doctrines et système du droit canonique, A. GARCÍA Y García - D. Maffei - P. LANDAU (a cura di), 1.2 (BibliothecaEruditorum 25), Aschaffenburg 1998. Perun apprezzamento incondizionato vd. P. Landau, Kanonistische Quaestionenforschung, in Die Kunst der Disputation. Probleme der Rechtsauslegung und Rechtsanwendung im 13. und 14. Jahrhundert, a cura di M. Bellomo, (Schriften des Historischen Kollegs, Kolloquien 38), München 1997, 73-84.