Budapest Régiségei 19. (1959)

TANULMÁNYOK - Kubinyi András: Budai kereskedők udvari szállításai a Jagelló-korban 99-119

A. KUBINYI LE FORNITURE DEI COMMERCIANTI DI BUDA PER LA CORTE NELL'EPOCA DEGLI JAGELLÓ La mancanza di capitali del commercio ungherese della fine del medievo è già diventata un luogo comune, della storiografia economica ungherese. L'Ungheria si vide costretta ad im­portáré articoli industriali e questi sopratutto la lana, ci pervennero nel paese particolarmente dai territori della Germania del Sud, dalla Sile­sia e dalla Cracovia e in una tale quantità da rendere passivo il bilancio commerciale del paese . Cosî i commercianti ungheresi non avevano potuto accumulare un capitale commerciale autonomo, e si erano trovati in un rapporto di dipendenza dai commercianti délie regioni summenzionate. L'autore di questo saggio esa­minando le forniture effettuate alla Corte reale e all'esercito vuole occuparsi anche del probléma accennato di sopra, vale a dire se sia giusto o no il quadro tracciato prima anche quanto riguarda gli ultimi decenni del regno autonomo ungherese. Tra i fornitori della Corte si trovano in numero rile vante commercianti italiani. La storiografia economica ungherese non ha finora sottolineato nella misura dovuta il ruolo di questi commercianti nell'epoca degli Jagelló. Sta di fatto perô che in base ai fatti ricavati dai diplomi si puô dimostrare che dalla seconda meta del regno di Mattia in poi i commercianti fiorentini avevano avuto una parte notevolis­sima nella vita economica ungherese. Ma dai primi del secolo XVI. i commercianti veneziani cominciarono a gareggiarli. Essi importaronopri­ma di tutto seta, tessuti italiani, articoli arti­gianeschi d'arte popolare, cioè articoli di lusso e nello stesso tempo esportarono rame e be­stiámé. In virtù dei loro privilegi ottenuti dal re Mattia essi potevano commerciare del tutto liberamente nel paese. E'il primoperiodo dell'e­poca jagellonica che il commercio italiano ha avuto un ruolo particolarmente importante. In questo tempo il commercio italiano aumentava circa a un terzo del commercio estero ungherese verso l'occidente. Taie percentuale più tardi veniva ridotta, poichè le incursioni dei turchi rendevano malsicure le vie di commercio. I com­mercianti italiani residenti in Ungheria non hanno rinunciato alla loro cittadinanza italiana, essi esercitavano il loro mestiere corne commer­cianti fiorentini e veneziani. Essi erano, nella loro maggioranza commessi di case commerciali italiane in Ungheria. Abbiamo notizia certa­mente della fondazione di botteghe di banca. Il commerciante fiorentino che figurô il più frequentemente a Buda, Rason Bontempi, fu il rappresentante dei Nerli. Ci troviamo inoltre gli uomini dei Cavalcanti, Gondi, Antinori, Albizzi e di altre ditte florentine. Quanto ai veneziani, la piu importante era la ditta di Zuane della Se da. Altra era la situazione délie ditte tedesche. Ciô che riguarda i tedeschi, contro di essi erano in vigore le norme relative ai commercianti stranieri e cosi essi dovevano trovare il modo di elude rie. Una ditta straniera per esempio ave va mandato quai che suo membro in Unghe­ria, il quale poi assunse la cittadinanza di qualche città ungherese, innanzitutto di Buda e da allora in poi egli curava gli affari della sua casa in qualità di commerciante ungherese. Fecero cosi gli Haller di Norinberga, i Pemflin­ger di Regensburgo e Vienna e altri. Ma le norme restiïttive le si potevano eludere anche in una maniera diversa. Commercianti stranieri potevano offrire per esempio un credito in merci ai commercianti ungheresi poveri di capi­tale, i quali cosi divenivano commissionarii di una ditta straniera. Al commercio ungherese ebbe la sua parte anche il capitale investito dai signori feudali. Certi alti prelati e grandi signori, in parte alti funzionari statali, in parte latifondisti impegnati a una più intensiva pro­duzione di merci, trovarono il modo di accumu­lare note vol i quantità di denaro. Essi poi si associarono con questo denaro a certe imprese commerciali. Cosi per esempio Sigismondo Er­nuszt, vescovo di Cinquechiese mediante i suoi agenti del tesoro reale fece acquistare bovini a buon mercato e poi li fece rivendere a prezzo più alto a Venezia. Batthyány bano dei croati consegnô allô stesso scopo 20 000 fiorini a Nic­colô Saunk commerciante di Buda nel 1525. Già questi dati stessi che testimoniano la parte avuta dal capitale feudale al commercio ungherese, dimostrano che i commercianti un­gheresi non erano solamente i commessi di ditte straniere. Esisteva già un capitale commerciale ungherese autonomo, dato che dalla fine del secolo XV. in poi l'esportazione di bestiámé ungherese diventô sempre più notevole cosi che il bilancio del commercio estero ungherese verso la fine dell'epoca degli Jagelló stava per rag­giungere lo stato di equilibrio. All'esportazione del bestiámé era fortemente interessato il com­mercio di Buda, i commercianti di Buda péné­tra vano fino a JSforimberga. La dipendenza dalle ditte tedesche per il commercio della lana si indeboli poichè per riscontro degli articoli di importazione dall'estero possiamo offrire in misura sempre crescente articoli ungheresi di esportazione. A Vienna per esempio gli unghe­resi cominciarono a conquistare terreno, mentre i viennesi spariscono del tutto da Buda. E perô interessante che soltanto a Buda si trovasse un notevole capitale commerciale e per quanto 118

Next

/
Oldalképek
Tartalom