Mitteilungen des Österreichischen Staatsarchivs 31. (1978) - Festschrift für Richard Blaas

Renato GIUSTI: II 1859 nel Veneto

II 1859 nel Veneto 261 tigiani della cittä, operai, domestici, vetturali e impiegati, accanto ai possi­denti, contadini, coscritti ecc., costituiscono il nerbo dell’emigrazione, alia quale aderiscono ex-ufficiali e soldati reduci delle patrie battaglie; piü ma­turi ed esperti, uomini di antica fede liberale, precettati o sorvegliati politici, ex carcerati della Mainolda, dei Castello di Mantova (1851-55) o di Joseph­stadt, di recente liberati dalia sovrana clemenza. Si tratta veramente di un fatto popolare assai importante, tale da „spaventare“ per le sue proporzioni le autoritä militari e civili, che pure ostacolano in ogni modo queste fughe all’estero accentuando la vigilanza ai confini e le misure restrittive verso in- diziati o sospetti8). II tempo della lotta con la parola (stampe, proclami, opuscoli ecc.) era finito, mentre andava delineandosi il conflitto aperto che scoppiö alia fine di aprile del ’59. Gli avvisi e le notificazioni che autoritä militari e civili pubblicarono in quei mesi circa le requisizioni, i disordini, gli atti di sabotaggio, la consegna delle armi, la chiusura dell’Universitä di Pa­dova, il controllo dei forestieri ecc. fino alia proclamazione dello stato d’as- sedio costituirono la conferma di ciö ehe il Times londinese aveva scritto fin dal 17 marzo del ’59: „La Lombardia e la Venezia si sentono proprietä di Vienna ed i loro abitanti suoi servi. Un tale stato di cose puö solamente essere mantenuto dalle piü numerose truppe, che in pari tempo sono una maledizione per il popolo sopra di cui sono poste, e un ter­rore pei vicini stati (. . .). Sarebbe un guadagno fuori di questione per 1’Italia, per l’Eu- ropa e per tutto il mondo se si lasciassero gl’italiani governarsi da se stessi, nel caso ehe si possa loro affidare questa somma di libertä.“ La questione italiana divenne allora, sui campi di Lombardia, una questione europea; né poteva essere diversamente, poiché al di lä della soluzione di- plomatica o militare, erano in discussione i principi medesimi dei trattati dei ’15, mentre il Cavour faceva responsabile 1’Austria dei gravi turbamenti poli­tici e dell’inquietudine esistente in Italia; il momento delle tergiversazioni era finito dato che l’imperatore Francesco Giuseppe, col proclama del 28 aprile, aveva rotto ogni indugio mettendo da parte ogni possibilitä di com- promesso o di mediazione. Non possiamo qui valutare fino a ehe punto fu politicamente giustificata quella rottura definitiva, né vogliamo riproporre alia sentenza imparziale dei contemporanei e delle generazioni future, come afferma 1’imperatore, la decisione sovrana: la parola era al cannone. Rapi- damente entrö in vigore tutto il dispositivo predisposto dal Gabinetto impe­riale fin dal 19 aprile, con la dichiarazione dello stato di guerra dei Lom- bardo-Veneto, all’inizio dell’offensiva, e 1’assunzione dei comando generale da parte dei Gyulai, governatore generale civile e militare, mentre 1’arciduca Massimiliano si era giä allontanato da Milano; e quando il Gyulai ebbe supe­rato i confini fu sostituito come facente funzioni dal conte di Wallmoden, mentre gli affari civili erano affidati al barone di Burger e quelli militari al maresciallo Andor Melczer di Kellermes. Senza seguire per tutte le provincie lo svolgersi degli eventi9), quasi disegnati in un’ampia trama intessuta di av­®) Raffaele Fasanari II Cinquantanove Veronese (Verona 1959) 16. 9) ASV I. R. Presidenza della Luogotenenza 353: Delegato provinciale al Bissingen,

Next

/
Oldalképek
Tartalom