Fitz Jenő (szerk.): The Celts in Central Europe - István Király Múzeum közelményei. A. sorozat 20. A Pannon konferenciák aktái 2. (Székesfehérvár, 1975)

G. Bermond-Montanari: Il problema dei Celti in Romagna in relazione agli scavi di S. Martino in Gattara

neciopoli déllé vallate appeniniche a queste genti(9). Ancora troppo scarse e discontinue sono le ricerche archeologiche relative a questo periodo. A S. Martino in Gattara la disposizione delle tombe all’interno e all’esterno di un cerchio ottenuto da lastre di pietra infisse nel terreno e un secondo gruppo di tombe disposte a formare un circolo trova numeroşi colle­­gamenti eon l’area adriatica e delPItalia centrale, ad esempio Alfidena, Campovalano, Tivoli ecc(10 11). Anche l’uso di coprire di sassi i morţi, deposti in una fossa e sempre inumati si collega ad un rituale co­mune a popoli Italici. Non abbiamo elementi atti ad identificare un par­­ticolare aspetto culturale degli Umbri. La presenza della ceramica attica significa eontatti diretti coi centri commerciali che da Numana ad Adria si esten­­devano lungo la costa Adriatica. I vetri mostrano una sfera d’interessi ehe raggiungeva il Mediterraneo orientale. I bronzi possono significare scambi e stretti eontatti con l’Etruria, ma forse anche col Piceno e l’Italia centrale!11) mentre l’ambra giungeva dal Nord. Il vasellame d’impasto, fabbricato localmente ri­­vela varie influenze, dal bucchero etrusco, alla cera­mica d’importazione greca, a forme tipiche della zona adriatica, cioè Marche ed Abruzzo. Tutte queste componenţi indicano una formazione estremamente complessa, ma non particolarmente indicativa per identificarne un „etknos”. Quello ehe per ora appare certo è l’assoluta mancanza di oggetti, ehe possono considerarsi appartenenti ai ,,Celti” d’Oltralpe, anche se per mezzo delle armi e di alcuni oggetti di corredo possiamo facilmente istituire dei confronti con suppellettili dei repertori transalpini. Le grandi punte di lancia fogliate non hanno conf­ronti precisi con Tarea italica ; gli inventări stessi delle tombe e la disposizione dei corredi ci riconducono a considerare quelle fonti antiche ehe descrivono gli Umbri come una propaggine dei Celti. Non è questa la sede per trattare le questioni linguistiche legate a favore di questo argomento, mi limito a sottolineare che se tale teoria correva a Roma, ai tempi di Cesare, doveva basarsi su di una tradizione abbastanza dif­fusa!12). E’pure da sottolineare il fatto ehe noi troviamo gli Umbri storici stanziati lungo le vallate, che attra­­verso l’Appennino calavano verso il centro Italia e Roma. Se questa situazione topografica, abbastanza particolare mi suggeri un tempo l’ipotesi ehe fossimo di fronte ad insediamente dovuti a Celti venuti in (9) M. Zitffa, Nuovi daţi per la protostoria della Romagna. Atti e Mem. Dep. St. Patria per le provincie di Ro­magna, NS XX, 1969, p. 124. (10) G. Annibaldi, I rapporti culturali tra le Marche e V Umbria nelV eta del ferro. Problemi di storia e di Archeológia dell’ Umbria. Atti del I Convegno di Studi Umbri. Perugia, 1964, p. 91; Y. Cianfarani, Givilta Adriatiche. Chieti, 1972, p. 179 sgg. (11) V. Cianfarani, Antiche Givilta d’ Abruzzo. Roma, 1969, nr. 87, tav. XXXVII, nr. 92, tav. XXXIX. (12) U. Con, // organizzazione politica dell’ Umbria pre­romana. Problemi di Storia e Archeológia dell’ Umbria. Perugia, 1964, 157 sgg. Italia alia fine del VI sec., ora vorrei suggerire ehe potesse trattarsi di quegli Umbri, già notí ad Ero­­doto (I, 94; IV, 49), come stanziati nell’ltalia set­­tentrionale e quindi in grado di avere eontatti e scambi con le culture coeve delle zone adiacenţi. La I fase della civiltà celtica (La Tène A) ehe si svolge nel V. sec. a. C., corrispondente al momento di maggiore espansione della cultura greca nelPocci­­dente, è caratterizzata da apporti di oggetti ed idee, che già si erano riscontrati nella fase finale di Hall­­statt. Questi dati di fatto rendono difficile stabilire cio ehe appartiene ai Celti invasori e cio che in effetti è stato assorbito e reso proprio da un popolo ehe aveva raggiunto mete ambitissime, sedi di civiltà superiori. Per questo sopratutto il problema di gruppi celtici eventualmente venuti in Italia alla fine del VI sec. a. C. sussiste e resta aperto. Ad esempio a S. Martino in Gattara mancano le, fibule di tipo La Tène, ma le cuspidi di lancia a foglia tengono tuttavia la questione aperta in questi ter­mini. Nel bolognese e nell’Emilia Occidentale la pre­senza di oggetti (fibule, armiile, spadoni) appartenenti aile fasi del La Tène medio e finale, se pure in modo discontinuo ed episodico, attesta una innegabile real­­tà archeologica e storica. Ma la più tangibile di­­mostrazione ehe il territorio emiliano fu sede di genti celtiche, è la persistenza di documenti linguistiei e relitti toponomastici nella attuale dialettologia pa­­dana. La complessità dell’insediamento di S. Martino in Gattara infine, risulta quanto mai evidente dall’in­­ventario delle tombe del relativo sepolcreto. La tomba 15, solo parzialmente edita(13), si trovava all’interno del I grande circolo. Il morto, inumato, era coperto da un grande cumulo di sassi ed era orientato Est—Ovest. Sul lato sinistro era deposto il grande alare di ferro, la kylix attica a figure nere, la cista a cordoni, entro la quale era deposta una „Schnabelkanne” e accanto l’attingitoio ed il colino, ai piedi un grande vaso d’impasto, le ciotole e i vasi d’impasto buccheroide. Sulla spalla destra erano le cuspidi di lancia, mentre sul fianeo destro stavano due coltelli in ferro e all’altezza del busto le fibule di bronzo. La datazione, basata su lia presenza della kylix attica a figure nere viene considerata alla fine del VI sec. a. C. La ceramica impressa (fig. 1) ha carratteristiche particolari e se puô confrontarsi coi vasi di Russi(14), ricorda anche la decorazione ehe si trova su di un anfora con anse a largo nastro, rinvenuta nel 1901 in una tomba a fossa a Fabbrecce(15), una località tra Tevere e il suo affluente il Nestore. Il tentativo di collocare il sepolcreto di S. Martino in Gattara nell’ambito delle nostre conoscenze non ha approdato ad una definizione precisa nè di carat­(19) G. Bebmond- Montanari, o. c., Atti e Mem. Dep. Storia Patria p. Romagna, 87 sgg. (14) C. Morioi Govi, o. c., fig. 1,2, 17. (15) L. Banti, Rapporti jra Etruria ed Umbria avanti il V sec. a. G. Problemi tli storia e di archeológia dell’ Umbria, Perugia 1904, 162, fig. 2. 67

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