Molnár Antal: Egy raguzai kereskedőtársaság a hódolt Budán - Források Budapest közép- és kora újkori történetéhez 2. (Budapest, 2009)

Dokumentumok - III. A társaság működésével és felszámolásával kapcsolatos dokumentumok

225 pannina della compagnia tanto qui in Buda, quanto in Peste et non in altro luogo, a denari contanti et non per altre robbe, li quali denari io sia tenuto mandare a detto ser Scipione giornalmente, secondo mi andarò rimborsando. Che il detto ser Scipione a detti denari sia tenuto comprare tanta pannina venetiana o altra, che a lui parerà, in quel luogo, dove li parerà, per conto della nostra compagnia, e detta pannina mandar a me per finirla io come ho detto di sopra. Che io possi dar in credenza di detta pannina per somma solamente di aspri cinquanta mila a quelle persone, una o più, et a quel tempo, come a me meglio parerà, et che non possi dare altra pannina in credenza fin tanto che non mi sarò rimborsato di detti denari, o tutti o parte di essi, et secondo che andarò rimborsandomi, possi dar altra tanta pannina in credenza, a talché mai possa passare la detta somma di aspri 50 mila. Ch’io non possi né debbi indebitarmi per alcuna somma di denari, né in Buda, né in altro luoco di paese di turco, senza espressa comissione del detto ser Scipione. Che il detto ser Scipione in virtù del presente scritto della compagnia possa obligarmi con esso lui insieme a qualsivoglia persona in una o più volte et per qualsivoglia somma di denari. Che le spese mie cibarie e delli nostri servitori e delli nostri vestimenti e delli pagamenti, che si saranno alli servitori, si debbano cavare del tutto il corpo di compagnia. Che io possa vendere quelli beni stabili, che sono posti nella presente compagnia dal detto ser Scipione, quando lui mi ordinarà, o tutto o parte, et che quel ritratto resti nella compagnia. Che alle mie lettere missive si presti quella medesima fede, come li fossero scriture publiche. Che scorsa la compagnia siano prima pagati li creditori, poi sia restituito il capitale al detto ser Scipione, et il guadagno che sarà, sia diviso per la metà nel modo, come ho detto di sopra. Che commettendo io qualche errore, che fosse fora della compagnia, et che per ciò la compagnia havesse qualche danno, voglio che detto danno sia sopra di me. Che il detto ser Scipione debba assicurare over non, come gli parerà, le pannine, che farà venire da Venetia o altrove, et altre robbe di compagnia per quella somma, che a lui parerà. Che la massaritia, la quale è in poter mio di sudetto ser Scipione, di valuta di aspri sei mila, si debba dividere in dua parte, delle quali una sia la mia, et altra di detto ser Scipione al tempo, che sarà finita la compagnia. Et che di detti aspri 6000 esso ser Scipione si possa rimborsare al fine di detta compagnia del utile di quella. Che io non possi né debbi traficare per alcune persone, che solo per conto della compagnia. Che mandandomi il detto ser Scipione vendere per suo conto di robbe perfino la somma di aspri sessanta mila all’anno, io non possi ricusare di finirle secondo l’ordine, che lui mi haverà dato, però con mia provisione di 4 per cento di sola vendita, il qual utile di 4 per cento resti nel utile di compagnia. Item il detto ser Scipione promette ponere nella sudetta compagnia ancora aspri cento otanta mila in tante pannine, le quali esso ser Scipione debba valutare al prezzo, come ha valutato le altre pannine, che ha lassato et si trovano al presente in mano mia, secondo aparisce per il inventario, con li quali aspri cento otanta mila io debba negociar per conto della compagnia insieme con detto ser Scipione, et che il guadagno e danno di essi, che Dio non voglia, sia diviso fra di noi per la metà, però che esso ser Scipione possa cavare della compagnia detti aspri cento otanta mila in contanti, et io sia tenuto restituirli, subito come il detto ser Scipione ha-

Next

/
Oldalképek
Tartalom