Theologia - Hittudományi Folyóirat 10. (1943)
Bendefy László: Johannes Ungarus 1261 körüli utazása
188 INHALTSANGABE — RESUME exactement la différenciation des personnes de la S. Trinité. Son déchiffrement précède logiquement la connexion de la substance divine et de l’hypostase. Les caractéristiques de cette relation élémentaire : un fait de l’existence, l’action réciproque et la simplicité. L’opposition assure l’égalité en Dieu. La vérification se trouve dans les écrits des Saints Pères. Dott. Andrea Szörényi Prof, di Teol.: Benedizione e magia nel Vecchio Testamento. Nel Vecchio Testamento si trovano spesso diverse formule di benedizione — ed ugualmente di maledizione. La benedizione ha una importanza fondamentale in tutta la storia della rivelazione. La forza e la efficacia delle benedizioni dai critici viene attribuita alla magia, togliendo cosi ogni influsso da parte di Jahve, il quale solo dopo una lunga evoluzione avrebbe acquistato il potere sopra le benedizioni nella fede del V. T. L’idea di Dio ehe si manifesta dalle prime pagine il V. T. è cosi sublime ed elevata, che esclude ogni sospetto della magia. Nè in questa idea si trova alcuna evoluzione : in tutti i libri della Bibbia Iddio appare come signore di ogni vita, virtù, forza ed esistenza, signore sommo anche della benedizione e della maledizione. C’era certamente — sopratutto agli inizii della rivela-* zione — anche una fede popolare accanto alla religione ufficiale, fù nondimeno un’epoca prima della rivelazione ed i pensieri di quella persuasione popolare, di quell’ evi preistorici possono contenere alcune tracce di magia, anchequi si tratta della fede e della dottrina della Sacra Scrittura e della religione rivelata. Ogni benedizione viene data — senza alcun’eccezione — in nome di Jahve, Tefficacia dipende solo dalla volontà di Dio anche in quei luoghi, i quali secondo i critici parlano in favore della loro teória : Gen. 1, 22. 28 ; 27, 35 ecc. L’immutabilità della benedizione (Gen. 27, 35) si deve non alia forza magica delle parole, ma alla provvidenza divina (Mal. 1, 2—3). Ci sono luoghi del V. T. ehe si possono dire polemiche contro ogni magia e divinazione : Num. 22; Giud. 9, 56—57. Se nei primi tempi della rivelazione ricevono benedizione divina anche indegni, questo si deve attribuire al fatto, ehe la benedizione di Dio tocca principalmente la comunità non l’individuo, guarda l’avvenire e non il presente. Ma fin dali’ inizio si trova nel V. T. la dottrina secondo la quale i buoni vengono benedetti, i cattivi invece maledetti da Dio. Le forme dei verbo : indicativo, part. pass, ed imperativo non sono forme «magiche» come si vede p. e. in Gen. 14, 19 ; 27, 28 ; Giud. 17, 2 ; 1 Sam. 15, 13 ; Rut 2, 4; Sal. 28, 9 ecc. Il diritto di benedire spetta prima al padre famiglia, al capo della tribù e del popolo ; nemmeno la benedizione di culto è riservata ai sacerdoti. Poi nei secoli posteriori la benedizione liturgica divenne privilegio sacerdotale ed ebbe grande influsso sulla forma e sül contenuto delle benedizioni private. Il culto degli Israeliti secondo gli stessi critici non è altra ehe magia e ciononostante non esiste neppura una benedizione liturgica la quale non aspettasse il suo effetto da Dio. Nemmeno quelle benedizioni