László Szederkényi: La partecipazione dei cristiani alla vita politica nell'epoca precostantiniana - Studia Theologica Budapestinensia 33. (2008)

IV. LA PARTECIPAZIONE DEI CRISTIANI ALLA VITA PUBBLICA DAL II. SECOLO FINO ALL'ETÁ DI COSTANTINO - 1. La presenza dei cristiani nelle classi sociali superiori

sembravano inevitabili. In tal modo non è sorprendente ehe nel terzo secolo anche tra i cavalieri si trovavano pochi cristiani. I Cavalieri ehe non si occupavano della vita pubblica, erano dirigenti della vita eco­nomica e finanziaria come proprietari terrien, banchieri o commer- cianti52. Secondo W Eck l'aumento dell'importanza dei cavalieri nella vita pubblica significava l'aumento del numero dei cristiani negli uffici pubblici, perché il cristianesimo era più diffuso tra i cavalieri. La con­versione al cristianesimo era più difficile per i senatori, poiché essi avevano più vincoli sociali che significavano difficoltà. Se un senato­re si convertiva al cristianesimo, la sua autorité rimaneva in qualche caso, ma normalmente diminuiva. Agli occhi degli altri senatori e delle persone più elevate la conversione di un senatore, che possiede prestigio sociale, era praticamente uno scandalo. Con la conversione poteva perdere le sue buone posizioni sociali. Dunque la conversione di un senatore era un evento più sorprendente. Ma i cavalieri furono più numerosi, cosi la conversione di un cavalière destava meno inte­resse. Certamente tra i funzionari imperiali la presenza dei cristiani era più rara di quella tra le classi inferiori della société53. La lettera di Plinio a Traiano (98-117) dell'inizio del II secolo è la testimonianza della presenza dei cristiani in tutte le classi sociali: "persone di ogni été, condizione e sesso sono e saranno coinvolti, perché non solo le citté, ma perfino i borghi e le campagne sono in- fettate dal contagio di tale superstizione, che pur sembra potersi ar- restare e correggere."54. Dunque Plinio sottolinea ehe tutti gli ordines rischiano di essere investiti dalla "superstizione" cristiana. Dalla sua lettera si puè dedurre ehe fra i cristiani incriminati vi erano anche cittadini romani: "Di altri seguaci di taie follia ho preso nota, perché quali cittadini romani fossero inviati a Roma"55. Quest'indicazione è molto importante dal punto di vista della storia sociale, perché pro- babilmente in questo tempo nelle province la cittadinanza era con­cessa quasi esclusivamente alio strato superiore urbano e ai veterani 52 W. Wischmeyer, Von Golgotha zum Ponte Molle, p. 77. 53 Cfr. W. Eck, Das Einilringen des Christentums in den Senatorenstand bis zu Konstantin der Grosse, in Chiron, 1 (1971), p. 386-387. 401-403. 54 Epistola X, 96, 9. 55 Epistola X, 96, 4. 19

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