Folia Theologica 14. (2003)

Attila Puskás: Argomento in favore dell'esistenza di Dio nella filosofia di Georg Scherer

90 A. PUSKÁS una parte del senso, visto ehe non prende in considerazione per cosi dire ia genesi della relazione segno-significato in riferimento al soggetto da cui essa si genera e viene usata. La seconda obiezione di Scherer va essenzialmente contro il criterio di verificazione empiri­sta del neopositivismo4. Uno degli obiettivi principali della filosofia neopositivista è distinguere tra le frasi vale a dire proposizioni sen­sate e non-sensate. Qui vi sono due criteri ehe devono essere soddi- sfatti affinchè una frase possa essere sensata: 1) 1'uso dei linguaggio deve essere logicamente corretto, 2) la proposizione deve essere empiricamente verificabile. Scherer non esamina da più vicino que­sti criteri, bensi constata che da una parte nello sfondo di tale inter- pretazione di senso si trova una visione sbagliata dei senso, in quanto esso viene concepito come qualcosa di oggettivo esistente a portata di mano (Vorhandenes), indipendentemente dal soggetto5. Da altra parte, egli vuol mostrare che il positivismo logico come ogni impostazione puramente semantica elabora un significato as- sai unilaterale dei senso. Infatti, esso,lasciando fuori dei suo discor- so il ruolo dei soggetto, prescinde dall'aspetto pragmatico dei sen­so. Non si accorge ehe la condizione di possibilité dello stesso pro­cesso con cui istituisce i criteri per distinguere la frase sensata da quella non sensata, è un concetto più ampio del senso che a sua vol­ta non è riducibile all'aspetto logico-analitico, semantico. Il tentati- vo di distinguere le frasi sensate dalle non sensate presuppone, in­fatti, ehe esso stesso venga concepito da chi lo fa corne una azione sensata6. Il significato del senso in questo caso non è identico a quello semantico. Qui non si tratta del rapporto fra segno o sistema di segno e significato, ma del rapporto di un soggetto con la sua azione ehe appunto è quella di individuare i criteri dei senso se­4 «Dieser logisch-analytische Begriff von Sinn reduziert Sinn auf logisch ein­wandfreien Sprachgebrauch und auf die Frage nach dem Zusammenhang zwi­schen den syntaktischen Regeln, welche den Sprachgebrauch beherrschen, mit empirischen Vorstellungen». SCHERER, Verlust des Subjektes, 184. 5 «Sinn wird wie ein objektiv, d.h. an sich seiendes Vorhandenes behandelt. [...] Die Vorstellung eines an sich seienden Sinnes und logischen Zusammen­hangs von Sprachlichem bestimmt den gesamten Logischen Positivismus [...]». SCHERER, Verlust des Subjektes, 184-185. 6 «Der Versuch, Sätze und Aussagen als sinvoll oder sinnlos zu erweisen, setzt voraus, daß dieser Versuch von dem, der ihn tätigt, selber als ein sinnvoller angesehen wird. Sinnvoll muß allerdings jetzt in einem neuen Verständnis ge­nommen werden». SCHERER, Verlust des Subjektes, 185.

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