Folia Theologica 12. (2001)
Salvatore Antonio Mele: Simbologia e teologia nella guarigione del cieco di Betsaida (Mc 8,22-26) e di Gerico (Mc 10,46-52) - Chiavi di lettura per la comprensione del vangelo di Marco
118 S. A. MELE In taie contesto di 'cecità' nel comprendere questo nuovo elemento del Messia, che si esprime in una sequela sbagliata, seguito dalle esortazioni alla sequela non secondo una logica umana, anzi alla conclusione di tale contesto si colloca la guarigione del cieco Bartimeo, che una volta guarito "lo seguiva lungo la via" (10,52b). Emerge chiaramente in tale contesto una valenza simbolica della guarigione, quasi universalmente riconosciuta.20 Cost dice V. Fusco: "L'episodio diventa un segno di speranza: la cecità dell'uomo potrà essere vinta, la sequela di Gesù nella via della croce sembra impossibile, ma potrà realizzarsi per un miracolo della potenza di Dio"21. Marco allora non racconta un semplice brano di guarigione. Bartimeo, ehe con la sua fede ottiene la guarigione e segue Gesù, puô essere visto corne il discepolo che ha ottenuto da Gesù la guarigione dalla incapacità di riconoscere e seguire Gesù nella verità e completezza della sua persona.22. Questo giustifica e spiega nel brano quei particolari ehe tanto fanno discutere23, cioè la presenza nel brano di elementi comuni con i racconti di chiamata: la cura particolare con cui è stato descritto Bartimeo, il particolare del getti- to dei mantello, la menzione della sua sequela espressa con un ver20 V. K. ROBBINS, “The Healing of Blind Bartimaeus (10,46-52) in the Marcan Theology”, JBL 92 (1973) 236-243; E.S. JOHNSON, “Mark 10,46-52: Blind Bartimaeus”, CBQ 40 (1978) 198-204; V. FUSCO, “Un racconto di miracolo: la guarigione del cieco Bartimeo: Me 10,46-52 parr.”, in A.A.V.V., Logos. Corso di studi biblici, M. LACONI e collaborators Vangeli Sinottici e Atti degli Apostoli (Logos; Corso di Studi Biblici 5) (Torino 1994) 215; ID., “Pro- spettiva pasquale, trasparenza e simbolismo nella narrazione evangelica”, Ri- vista liturgica 61 (1980) 610-611; J. KILGALLEN, A Brief Commentary on the Gospel of Mark (New York/Mahwah 1989) 201-202; K. STOCK, “Gesù è il Cristo”, 244; J. GNILKA, Marco (Commenti e studi biblici; Assisi 1987) 584; P. LAMARCHE, Evangile de Marc (Paris 1996) 262. Più moderati: V. TAYLOR, Marco. Commento al Vangelo messianico (Assisi 1977) 523; R. PESCH, Il Vangelo di Marco (CTNT II, 1.2; Brescia 1980.1982) 267-268. Contrario: R.H. GUNDRY, Mark: a Commentary on His Apology for the Cross (Grand Rapids 1993) 595. 21 V. FUSCO, “Un racconto di miracolo” , 215. 22 Ben visto da SCHWEIZER: “La storia è stata presentata a questo punto e narrata da Marco in funzione della sequela e, nelle ultime parole, come immagi- ne della sequela”: E. SCHWEIZER, Il Vangelo secondo Marco (Brescia 1999) 182. 23 cf. nota 1.