Folia Theologica 8. (1997)

Velasio De Paolis C. S.: Cultura della vita o cultura della morte? Ossia diritto della vita o della morte?

CULTURA DELLA MORTE 21 4. Deformazione del concetto di convivenza 1) Negazione dell’ altro Ma in questa concezione della libertà “la convivenza sociale viene profondamente deformata. Se la promozione dei proprio io è intesa in termini di autonómia assoluta, inevitabilmente si giunge alia negazione dell’ altro, sentito come un nemico da cui difendersi” (n. 20). 2) II diritto assoggettato alla volontà del più forte Ne consegue a livello politico e sociale: ‘T originario e inalienabile diritto alia vita è messo in discussione o negato sulla base di un voto Parlamentäre o della volontà di una parte — sia pure maggioritaria — della popolazione. E’ 1’ esito nefasto di un relativismo ehe regna incontrastato: il «diritto» cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato suli’ inviolabile dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte” (n. 20). 3) La democrazia si trasforma in stato tiranno In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo. Lo Stato non è più la «la casa comune» dove tutti possono vivere secondo principi di uguaglianza sostanziale, ma si trasforma in Stato tiranno, ehe presume di poter disporre della vita dei più deboli e indifesi, dal bambino non ancora nato al vecchio, in nome di una utilità pubblica ehe non è altro, in realtà che 1’ interesse di alcuni” (20). 5. Un nuovo concetto di legalità 1) Tragica parvenza di legalità Si introduce cosî un nuovo concetto di legalità: “Tutto sembra avvenire nel più saldo rispetto della legalità, almeno quando le leggi che permettono 1’ aborto o 1’ eutanasia vengono votate secondo le cosiddette regole democratiche. In realtà siamo di fronte solo a una tragica parvenza di legalità e 1’ ideale democratico, che è davvero tale quando si riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi: «corne è possibile pariare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata?» (n. 20).

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