Folia Theologica 8. (1997)
István Czakó: Abramo come paradigma del credente nel libro "Timore e tremore" di Soren Kierkegaard
ABRAMO COME PARADIGMA DEL CREDENTE 205 esse connessa — grave malinconia26 trasmessagli dal padre, come pure un “esaurimento” ehe infine cause» la sua morte27. Questi fattori hanno dato un contributo significativo al fatto ehe Kierkegaard non poteva quasi mai inserirsi veramente nella vita del “generale”. Egli — in un certo senso —, ancora a causa della sua costruzione fisiologico-mentale era “predestinato” a una vita eccezionale, a una vita propriamente del Singolo. 1.2 II rapporto con il padre Anche il secondo fattore, il rapporto con il padre28 è significativo29 cost nella formazione dei “Timore e tremore” come nella relazione con Regina. La prima educazione di Spren fu curata direttamente dal padre, che apparteneva ad una comunità profondamente ispirata dal pietismo. Egli sentiva fortemente la problematica religiosa ed era dominato da vari complessi di colpa, per cui il figlio venne educato ad un eristianesimo cupo e duro, nel quale il peccato assumeva un aspetto opprimente e il dovere una forma drammatica. Quest’educazione ricevuta da Kierkegaard fu senz’altro “troppo severa”, “esagerata” come egli stesso doveva ammettere30; tuttavia non ebbe mai a rimproverarne il padre. La figura del “vegliardo”31 segno anzi tutta la sua vita, tanto più, che ben 26 “A noi pare, che una personalità dello spessore di Kierkegaard non si sarebbe mai bloccata per un impedimento di ordine puramente fisico; quello ehe ci preme porre in evidenza (...) è il dato della stretta connessione, del passiaggio fra 1’ordine fisico e e quello interiore-spirituale con la mediazione della coscienza di colpa e di peccato.” G. M. P1ZZUTI, Perché Kierkegaard lasciö Regina, 465. 27 Si occupa largamente di questo argomento il C. Perris nel suo saggio intitolato Psicopatologia ed esistenzialismo. II problema della vita di Kierkegaard e la valutazione critica dei rapporti tra psicopatologia clinica e ftlosofia esistenziale. In Studi kierkegaardiani 283-323. 28 “11 padre, Mikael Pedersen, apparteneva ad una famiglia contadina dello Jutland, ma ben presto si era trasferito a Copenaghen, chiamatovi da da un zio ehe lo aveva avviato al commercio del lino. (...) Sposatovi nel 1794, era rimasto vedovo dopo appena due anni, senza aver avuto figli; il 20 aprile 1797 sposö la propria domestica, Anna Sprensdatter Lund, da cui ebbe sette figli. Spren, l’ultimo, fu il ’’figlio della vecchiaia"; difatti, al momento della nascita, il padre aveva 56 anni e la madre 44." G. VELOCCI, Filosofia e fede in Kierkegaard, Roma, 1976. 9. 29 “II rapporto al padre è stato la molla della sua vita.” C. FABRO, “Introduzione” per l’edizione di Opere Firenze, 1988. 23. 30 Cfr. specialmente gli appunti VI A 105 e VIII A 499 del Diario. 31 Cfr. X1A 234.