Folia Theologica 8. (1997)

Edoardo Barbieri: Panorama delle traduzioni bibliche in volgare prima del concilio di Trento (Parte I)

PANORAMA DELLE TRADUZIONI BIBLICHE 173 populi intessa, perché, non essendo intessa, non puö quel fructo fare ai quale fu instituita che si dovesse cos! in ecclesiis legere. Onde tra tutti i miei piu caldi desideri, io son un de quei che desidero che in qualche modo la lingua vulgare sia in le chiesie di Dio introducta, a ciö che (in tante diversità di lingue essendo laudato Dio) in questa lingua comune a tutta Italia fusse, in servir con le altre, glorificato il nostro Creatore. Concludendo infine, assieme a un giudizio fortemente limitativo della versioné comunemente in circolazione (quella dei Malerbi, sulla quale si veda qui più avanti),12 esortava il Benivieni stesso ad assumersi tale impresa: Né altro mi par ehe obsta a quella, al mio veder, per essere sanctissima opera, se non el non haver la Scriptura divina in tal modo volgarizata ehe sia degna di esser ne la Chiesa introducta. Onde a voi, come a quello che per gratia datali da Dio et forse a questo fine, puote et, per amor di Dio, credo ehe vorrà, ricoro et ricercovi et pregovi non tanto per amor mio, quanto per riverentia di Dio.13 Volendo quindi esplorare la fortuna volgare della Bibbia, occorrerà tener conto delle diverse funzioni a cui il testo sacro poteva essere adibito e comprenderne di conseguenza i molteplici aspetti, con la précisa coscienza delle differenze fra traduzioni / rifacimenti / citazioni. È naturale che in una societas Christiana il riferimento alla Scrittura trovi larghi spazi (nell’arte, nella legislazione, nell’etica professionale, etc.); dovremo quindi, per evitare di cadere nel generico, puntare lo sguardo su ciö che è distintivo e funzionale. Non è questione di documentare qui, per fare un esempio chiaro e netto, la presenza della Bibbia latina tra le letture dei clero e dei laici eolti alla fine del Medioevo, quanto di segnalare come essa penetrasse, debitamente tradotta in volgare, tra le auctoritates citate dagli scrittori in lingua italiana, e non necessariamente solo tra quelli di opere di devozione.14 Si 12 In parte il giudizio negativo del Giustiniani circa la traduzione malerbiana andrà motivato con l’esigenza appunto di una lingua comune che il testo di Malerbi non forniva, essendo troppo infarcito di forme venete: per questo il Giustiniani (veneziano) si appella per la traduzione al Benivieni (fiorentino). 13 O. ZORZI PUGLIESE, «Girolamo Benivieni: umanista riformatore (dalla corrispondenza inedita)», in La Bibliofillá, 72 (1970), pp. 253-288: 276-278. 14 Diversa sarà certo la messe di sentenze estratte dalla Bibbia accumulata in un repertorio come gli Ammaestramenti degli antichi del domenicano Bartolomeo da S. Concordio (voce di C. SEGRE, in Dizionario biografico

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