Folia Theologica 7. (1996)
Lajos Dolhai: Il rapporto fra parola e sacramento visto da K. Rahner, da punti di vista ecumenico
IL RAPPORTO 79 sacramento, non possa venire valutato adeguatamente e rimane aperta la domanda sui come la Chiesa, quale assemblea dei fedeli, possa continuare la vittoria escatologica di Gesù Cristo, in una “storica percepibilità”, cioè per Rahner “incarnatoriamente”, “sacramentalmente”. La Chiesa quindi non pu6 venire considerata come l’oggettivo della salvezza individuale, come “signum indelebiliter elevatum in nationes”. In altre parole, non si puö considerare la Chiesa come la presenza nella visibilité storica della salvezza che Cristo ha definitivamente recata al mondo, la quale è sottofondo di tutta l’impostazione rahneriana. In modo generale si puö dire che la reticenza della maggior parte dei teologi protestanti verso la considerazione della Chiesa come mistero-sacramento è un fatto ben chiaro.22 Fra le istanze critiche dei teologi della Riforma vale la pena di esaminare l’opionione di V. Vajta, che è “un teologo ecumenico”. Egli respinge desisamente la concezione di Rahner,23 e alio stesso tempo la visione sacramentale della-Chiesa (cf. Hypostasierung von Kirche). Secondo lui, la sacramentaria rahneriana è “una soluzione di tipo ecclesiologico-ontologico”, perché ci présenta la Chiesa quasi corne uno strumento indipendente di salvezza ehe arbitrariamente puö ricorrere ai mezzi per trasmettere “la grazia divina escatologicamente vittoriosa”. Il sottofondo delle critiche fatte dai protestanti è evidente: temono una identificazione o quasi fra Cristo e Chiesa, una mistificazione anche degli elementi istituzionali della Chiesa, una Chiesa ehe si sottrae al primato della parola di Dio. Cos! é comprensibile il pensiero di Vajta, secondo cui l’ecclesiologia agisce giustamente soltanto nel caso ehe si associ al Cristo-sacramento e non lo sostituisca con la Chiesa. Nella teológia ortodossa, la visione sacramentale della Chiesa, è stata assunta più favorevolmente. Sotto questo aspetto c’è una convergenza profonda fra i teologi ortodossi, come si vede nelle opere dei teologi.24 Ma anche qui si trovano senz’altro della tendenze ehe giudicano la 22 W. BEINERT, Die Sakramentalität der Kirche im theol. Gespräch, in Kirche und Sakramente (Theol. Berichte 9), Zürich 1980, 13-66, con una bibliográfia ampia. Cf. pp. 44-51. 23 V. VAJTA, op. cit. p. 24. — Vajta insiste molto sul pericolo-“Hypostasierung von Kirche”. È da notare che per lui è accettabile soltanto la concezione di E. Schille- beeckx, la quale ha menő di carattere ontologico. 24 R. HOTZ, Sakramente im Wechselspiel zwischen Ost und West, Zürich 1979, pp. 217-222.