Folia Theologica 7. (1996)

Péter Szabó: Opinioni sulla natura delle "chiese sui iuris" nella canonistica odierna

236 P. SZABÓ 2) Com’è noto, nella dottrina del concilio Vaticano II sulla Chiesa 1’espressione «Ecclesia particularis» si usa in un modo alquanto equivo- co.3 Comparando il LG 23a (detto anche “locus theologicus” dell’ecclesi- ologia conciliare) con la prospettiva dei OE 2, sembra ehe il concilio rifletta una dupplice tipológia ecclesiologica. Nell’OZs 2 la divergenza (o 1’equivoco) in questione non è semplicemente terminologica (la si pot- rebbe mantenere eventualmente per quanto riguarda i diversi soggetti segnalati col concetto Ecclesia particularis nel LG), ma va verso una dif- ferenza più essenziale. Infatti, nel decreto, la Chiesa particolare (la quale a somiglianza del LG e CD viene enunziata corne il soggetto della comu- nione ecclesiale costituente la Chiesa universale) è intesa come coetus Ecclesiarum particularium. Per conseguenza qui — come viene afferma- to da M. Brogi — “il centro di coesione dei fedeli non è un singolo ves- covo, bens! una struttura gerarchica... sottolinenandone con forza la coesione e l’unità interna, per cui ha non solo assorbito o quasi le sue componenti, le chiese particolari, ma ne ha anzi trasferito nome e dignità al «coetus» stesso, che non viene più chiamato «chiesa locale» ma «chi­esa particolare»”.4 Con un accento ancora più forte su questa impostazi- one ecclesiologica, qualche autore arriva per fino a considerare la Chiesa «sui iuris» come il soggetto primario della comunione interecclesiale, tanto che solo attraverso questa realtà si percepisce la Chiesa universale.5 3 Tra l'altro il LG 23a-b e 27a la intende come communità di fedeli radunati attorno ad un vescovo singolo (in senso simile si veda ancora: CD 3b, 11a- b). Nel LG 13c invece l'espressione si usa per indicare un gruppo di Chiese particolari (e cioè diocesi), costituito piuttosto attorno una gerarchia unita. (Per un senso identico cfr.: OE 2, UR 14a). 4 BROGI, M., "Le Chiese sui iuris nel Codex Canonum Ecclesiarum Orienta­lium", in Revista Espanola de Derecho Canónico 48 (1991) 520, 522. (Per ricon- ciliare le due tipologie, l'autore — a nostro parere innecessariamente — in fine eppure ricorre all'interpretazione di tipo socio-culturale dell'ecclesiolo- gia dell'OE 2; cfr.: op. ult. cit., 522.) 5 "No longer is the Catholic Church treated primaly as a totality comprised of communities which were created solely for the purpose of administrati­ve convenience. Rather, the Catholic Church is conceptualised as a commu­nion of autonomous Catholic Churches. It is only within the context of the autonomous Church that we can experience the universal Church.", in FA­RIS, J., The Eastern Catholic Churches: Constitution and Governance according to the Code of Canons of the Eastern Churches, New York 1992,142. (Il corsivo è nostro.) Per qui si deve notare che lo stesso autore in un suo lavoro prece­dente afferma più giustamente che tra i diversi livelli di comunione ecclesi­ale non puô stabilirsi un ordine d'importanza o di priorità; cfr.: ID., The Communion of Catholic Churches, New York 1985, 31.

Next

/
Thumbnails
Contents