Folia Theologica 3. (1992)

Imre Kocsis: La fine della morte nel rinnovamento escatologico I.

86 I. KOCSIS 54 Transierunt dolores et ostensus est in finem thesaurus inmortalitatis16. II testo, ehe contiene un riferimento chiaro e innegabile al racconto paradisiacb (Gen. 2-3), annuncia il superamento sia della morte presentata come nemico personificato (cfr. Ia coppia „morte — inferi”) sia della natura corrruttibile dell’uomo. Anche se non si parla direttamente della risurrezione dei morti, tale idea è implicita17. La promessa di Dio si riferisce alla vita dei risorti, la quale sarà priva di alcun dolore o disturbo, e sarà paragonabile alla situazione originale in Paradiso. E’ interessante, inoltre, la menzione della „radice del male”, che sarà pure estinta. Secondo il libro è proprio la „radice del male” oppure „il desiderio cattivo” quello ehe porta l’uomo alla „corruzione e aile strade della morte” (7, 48)18. 2Bar. 21,22-25 fa parte della pericope 21,10-25, in cui Baruch accanto al ruscello Cedron si rivolge con parole sollecitanti al „Forte”, il quale solamente vive „senza morire” (v. 10). Baruch è preoccupato prima di tutto della natura umana che muta esi corrompe continuamente (vv. 14-15. 19). La preghiera si conclude con un appello insistente: V.22 Poni dunque fine alia natura mortale v. 23 Redarguisci severamente l’angelo della morte (perché sospenda la sua opera), si manifesti la tua gloria, si conosca la grandezza della tua bontà, lo se’ôl venga sigillato Riguardo ai testo citato bisogna notare ehe nei manoscritti latini manca la parola „mors". Altre traduzioni dell'apocalisse (quella sirisaca, etiopica, armena) invecehanno un'espressione équivalente al sostantivo „morte", la quale si inserisce bene nel contesto. La presenza di „infernum", infatti, cha è il compagno frequente del termine „mors" nell'AT e negli scritti giudaici, suggerisce ehe il testo dei manoscritti latini va completato. Di fatti, 1'edizi- one critica della Volgata, fatta da R. WEBER (Stuttgart 1983) porta il testo includendo la voce „mors": „... et mors absconsa est, infernum fugit". Cfr. anche P. VOLZ, op. át., 386. L'idea della risurrezione appare, per altro, ben attestata in diversi passi dei libro: 4Esd. 4,35-36.40-42; 7,26-33; 7,80-98. , II termine „cor malus" è riconducibilealia radice ebraico-aramaica^J „desiderio cattivo" (Gen. 6,5; 8,21). Cfr. W. HARNISCH, op. át., 165-175. 17 18

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