Folia Theologica et Canonica 10. 32/24 (2021)

Presentazione del volume

242 GIANFRANCO GHIRLANDA, SJ sacramento dell’ordine, nel sommo sacerdozio, nella somma del sacro mini­­stero, quindi nella pienezza della successione apostolica (cf. LG 21b; 18a.b). L’ufficio dei vescovi come singoli é quello di essere visibile principio e fon­­damento di unitá nelle Chiese particolari (cf. LG 23a), mentre presi nel loro insieme come Collegio, uniti al loro Capo, il Romano Pontefice, é quello di rappresentare la Chiesa universale (cf. LG 22b). Sulla stessa linea discendente dagli Apostoli, si trovano i presbiteri. Cristo rende partecipi della sua consacrazione e della sua missione, per mezzo degli Apostoli, i vescovi, i quali affidano in vario grado la funzione del loro ministe­­ro («munus ministerii sui») a vari soggetti. Nell’ordinazione i presbiteri, per funzione dello Spirito Santo, sono marcati da uno speciale carattere (cf PO 2c), ricevono i tre «munera» (cf. PC) 7a), partecipano al sacerdozio di Cristo (cf. PO 10a) e alia missione e funzione apostolica (cf. PO 2b.d; 10a). I presbiteri entrano cosi, anche se non in pienezza, nella successione apostoli­ca. I presbiteri, poi, partecipano alio stesso «munus ministerii» del vescovo, attraverso il sacramento dell’ordine e la missione canonica (cf. PO 2b; 7b). Állóra, i presbiteri, pur non possedendo 1’apice del sacerdozio e dipendendo dai vescovi nell’esercizio del loro ministero, tuttavia sono veri sacerdoti del Nuovo Testamento (cf. CD 15a). Tutto questo congiunge cosi strettamente presbiteri e vescovi, che i presbiteri sono collaborator! di tutto fordine episco­pale, a cui sono associati in una comunione gerarchica, e insieme coi vescovo costituiscono un unico presbiterio (cf. LG 28b; PO 2b; 7a; 8a). Questo é fuf­­ficio proprio dei presbiteri nella Chiesa. In fin dei conti é ciö che veniva vissu­­to nei primi secoli di vita della Chiesa. Sembra rimanere un’incongruenza nei testi conciliari, anzi nella stessa Lumen gentium 28a. Infatti, se tutti, vescovi e presbiteri, partecipano alia me­­desima dimensione di mediazione delf unico sacerdozio di Cristo, anche i pre­sbiteri, che trovano f unica e propria fonte dei loro ministero in Cristo, deb­­bono partecipare direttamente alia vita e missione («munus») di Cristo, come defio nella stessa Lumen gentium 28a («Muneris unici Mediatoris Christi [ITim 2,5]participes in suo gradu ministerii»), e non alia funzione dei mini­stero dei vescovo («munus ministerii sui»), come defio all’inizio della Lumen gentium 28a, altrimenti sembrerebbe affermarsi ehe partecipano al sacerdozio dei vescovo e non di Cristo. L’incongruenza puö essere sciolta solo se si appli­ca analogicamente il rapporto Apostoli-vescovi al rapporto vescovi-presbiteri. Solo gli Apostoli hanno ricevuto in pienezza e totalitá la funzione («mu­nus») dei ministero per diretta partecipazione alia consacrazione e missione di Cristo e prerogative e potestá straordinarie, affinché assolvessero la missione loro propria di fondamento della Chiesa. Questa funzione dei ministero aposto­­lico é trasmessa ai vescovi successori degli Apostoli (cf. LG 18b; 19; 28a), ma non nella stessa pienezza e con le loro stesse prerogative e potestá straordina­rie (cf. NEP, 1°), perché diverso é f ufficio ehe oggi i vescovi debbono svolgere

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