Folia Theologica et Canonica 7. 29/21 (2018)
Ius canonicum
L’IDONEITÄ AL PRESB ITERATO NEL DECRETO DI GRAZIANO 297 l’ordinazione episcopale direttamente, si riempia di arroganza o non sia preparato a sopportare il peso di questo ufficio capitale25. Un capitolo importante dei divieti sono quelli che provengono ex defectu corporis. Tra coloro a qui viene negato l’accesso agli ordini per i difetti corporei vi sono i demoniaci e coloro ehe sono soggetti a crisi epilettiche. Le ragioni apportate dalle auctoritates sono: la congruenza con le cose sacre e divine, cosi come nei riguardi delh attenzione ai fedeli, per non provocare scandalo o perplessitä (D.33 cc.3-5)26. Inabili sono anche quelli che mutilano se stessi o che, per ragioni naturali, hanno un grave difetto corporeo (D.34 c.10, D.51 c.5). Un altra divieto, contenuto nella D.56, colpisce coloro con un difetto di nascita (ex defectu natalium), vale a dire, figli illegittimi o figli di preti. É interessante la concordanza dei testi che Graziano fa a traverso i suoi commenti, nel piü puro stile scolastico. AI primo testo riportato, quello di Urbano II, vietando ai figli dei preti 1’acceso agli ordini sacri, Graziano aggiunge il seguente commento: “Ma questo si riferisce a quelli ehe saranno stati imitatori della paterna incontinenza. Infatti se honesta dei costumi li avrä resi lodevoli, possono essere nominati non solo sacerdoti per l’autoritä e per gli esempi, ma anche sommi sacerdoti”27 28. Resta da esporre, nelle sue diverse ipotesi, gli impedimenti procedenti ex delicto. La questione va trattata in parecchi luoghi nel Decreto, ma in modo piü sviluppato nei 69 canoni della Distinzione 50: “Dalle premesse autoritä si dimostra chiaramente ehe non possono essere ordinati sacerdoti coloro che sono coinvolti in vari crimini. Ora invece ci si chiede di questi, una volta fatta la penitenza, possono rimanere nei propri ordini o salire a maggiori gradi?2* Come 25 II c. 2 della D.48 prende un testo di san Gregorio che indica anche fondati motivi: "B. Gregorius scribit, [lib. VII. epist. 110] dicens: Qui dicantur neophiti. Sicut neophitus dicebatur, qui in initio sanctae fidei erat erudicione plantatus, sic modo neophitus habendus est, qui repente in religionis habitu plantatus ad ambiendos sacros ordines irrepserit. §. 1. Ordinate ergo ad ordines ascendendum est. Nam casum appetit, qui ad summi loci fastigia postpositis gradibus per abrupta querit ascensum. Scimus autem, quod edificati parietes non prius tignorum pondus accipiant, nisi a nouitatis suae humore siccentur, ne, si ante pondera, quam solidentur, accipiant, cunctam simul fabricam ad terram deponant”. 26 “Arrepticii uel epileptici sacris altaribus non ministrent. Item Pius Papa. Communiter diffinimus, ut nullus de his, qui aut in terra arrepti a demonibus eliduntur aut quolibet modo uexationis incursibus efferuntur, uel sacris audeant ministrare altaribus, uel indiscusse se ingerant sacramentis diuinis(...)”: D.33 c.3. 27 “Sed hoc intelligendum est de illis, qui paternae incontinentiae imitatores fuerint. Verum si morum honestas eos commendabiles fecerit, exemplis et auctoritate non solum sacerdotes, sed etiam summi sacerdotes fieri possunt” (dpc. 1). 28 “Ex premissis auctoritatibus liquido demonstratum est, quod uariis criminibus irretiti in sacerdotes ordinari non possunt. Nunc autem de hisdem queritur, utrum post actam penitenciam, uel in propriis ordinibus remanere, aut ad maiores gradus conscendere ualeant?” (dac. 1).