Folia Theologica et Canonica 7. 29/21 (2018)

Ius canonicum

286 NICOLÁS ÁLVAREZ DE LAS ASTURIAS due elementi necessari per la corretta spiegazione della vocazione sacerdotale". Questo é stato un modo diverso da quello di Cappello, per risolvere la contro­versia del primo Novecento, tentando - secondo la stessa intenzione del padre gesuita - di integrare in modo convincente tutti gli elementi coinvolti nella descrizione del fenomeno vocazionale. La costituzione fu, per cosi dire, la spiegazione “ufficiale” della natura della vocazione sacerdotale fino a quando il nuovo impulso portato dal Concilio Va­ticano II e dalia sua ricezione autorizzata nell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, ha offerto una dottrina profondamente rinnovata e senza dubbio piü attraente sulla questione. Ma é una dottrina che corrisponde ad un’altra pagina della storia, quella nostra, ehe non é, tuttavia, oggetto della nostra indagine26 27. Conclusioni La prima codificazione canonica é stato un grande sforzo di sistematizzazione di ciö che storicamente si era determinato sui requisiti per accedere alfordine sacro. Erano dei requisiti ehe cercavano di proteggere sia la natura dei sacerdo­­zio, sia il corretto svolgimento dei suo ruolo nella comunitä ecclesiale, la sua principale ragione d’essere. II primo fra tutti, quello di essere chiamato da Dio. é stato considerato un pre-requisito nel Codice. É comprensibile che, dal punto di vista della verifica della chiamata divina, i criteri di idoneitä fossero considerati un cammino sicuro; senz’altro, piü sicu­­ro ehe la propria attrazione interiore. E ehe, di fronte al giudizio dell’autorita competente, fossero i fattori da considerare, supponendo ehe la loro presenza era garanzia della chiamata di Dio, la cui prima percezione non doveva neces­­sariamente percorrere canimini di mozioni interiori, anche se fosse il cammino piü comune a partire dalia modernitä. Tuttavia, la mera verifica dei criteri di idoneitä non dovrebbe essere motivo sufficiente per garantire ad una persona di considerarsi chiamata al sacerdozio. Neanche se era il vescovo a chiamarlo. Questo modo di risolvere la crisi voca­zionale ehe é in fondo la tesi di Lahitton, costringeva a identificare virtualmen­­te la chiamata di Dio con quella dei vescovo, lasciando il soggetto solo nell'op­­zione di accettare o rifiutare, e non la chiamata dei vescovo, ma a quella di Dio. ehe lo chiamava attraverso il vescovo. La tesi di Lahitton ha permesso alia Santa Sede di ricordare il valore dei cri­teri oggettivi nelfindividuazione della vocazione sacerdotale, ma anche di sotto­­lineare il carattere di dono della vocazione e non quello di “diritto individuale". 26 Cfr. Pius XII. Cost. Ap. Sedes Sapientiae (1 mai. 1956): AAS 48 (1956) 359. 27 Si veda in merito il capitolo 4 dei libro piü volte citato, de la Lama, E., La vocation sacerdotal. 161-200.

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