Folia Theologica et Canonica 7. 29/21 (2018)

Ius canonicum

168 BRUNO ESPOSITO, O P. conferma - c’é pero il pericolo ehe si finisca in un vero e proprio soggettivismo etico, che di fatto menoma la natura sociale dell'uomo. E questo, allora, il vero pericolo! Infatti, gli effetti dannosi e devastanti che registriamo a tutti i livelli e in tutti gli ambienti sociali non derivano tanto dal pluralismo etico, quanto da una soggettivitä concepita come assoluta e infinita, che diventa soggettivismo etico, prigioniero del suo ego, cosa ehe vanifica o strumentalizza ogni tipo di relazione. In questo modo si arriva a voler quasi giustificare l’assurdo: I'uomo. essere finito, pretende di avere una liberta infinita! Perciö, se affermiamo la centralitä e il primato della persona, dobbiamo an­­che guardare a ehe cosa essi possono portare, soprattutto quando non vengono presentati correttamente, o non si tiene conto di come possano essere recepiti dalia maggioranza delle persone. Questa centralitä della persona puö portare al fatto ehe ogni singolo elabori nella sua soggettivitä interna un tipo di ricerca e di scelte etiche in modo meramente autoreferenziale e senza alcun confronto con le veritä oggettive (sia a livello di ragione ehe di fede). Di fatto, oggi 1'idea di veritä viene sostituita da quella di cambiamento, di progresso, di consenso, di desiderio, di sentimento, di emozione24. La convinzione ehe sia impossibile ehe la persona giunga alia veritä, e ehe questa sia oggettiva e costituisca un ter­mine di confronto ineludibile, porta in concreto, e a tutti i livelli, a non essere attenti ai contenuti e a limitarsi alia realizzazione tecnica e a mere formalitä. La realtä sociale e la mentalitä dei nostri giomi ci richiedono di avere chiari - forse come non mai prima di adesso - i criteri di inculturazione per Ia nuova evangelizzazione, ma nella consapevolezza di avere veramente una buona noti­­zia da proporre in quanto credenti. Quindi, non c’é dubbio ehe é la fede cattoli­­ca ehe salva le altre culture nel loro incontrarsi e confrontarsi, e non viceversa. Questo dialogo con il mondo esige chiarezza sulFidentitä della Chiesa e sulla missione che Cristo le ha affidato: identitä e missione delle quali essa non é pad­­rona, ma amministratrice25 26, senza illudersi ehe questo messaggio venga accolto sempre e da tutti, anzi, con un atteggiamento di sospetto quando ciö awiene24. Quindi, soltanto se si hanno chiari questi concetti, si poträ sperare ehe Uni­­versitä, Facoltä e Istituti ecclesiastici possano “(•••) sviluppare quella ‘apologe­tica originale’ (...) affinché esse aiutino ‘a creare le disposizioni perché il Van­­gelo sia accolto da tutti”’27. Condicio sine qua non affinché tutto questo possa realizzarsi é “(...) un innalzamento della qualitä della ricerca scientifica e un avanzamento progressivo del livello degli studi teologici e delle scienze colle­­gate”28; ma, se si vogliono ottenere frutti duraturi, a cio va necessariamente unita 24 Cf Ratzinger, J. [ Benedetto XVT|, L’elogio della coscienza. La Veritä interroga il i nore. Siena 2009. 25 Cf I Cor 4,1. 26 Cf Le 9, 1-6; Gv 15,8-27. 27 VG, Proemio, 5. 28 VG, Proemio, 5.

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