Folia Theologica et Canonica 6. 28/20 (2017)
RECENSIONS
258 RECENSIONS che preferiva la certezza della fede alle sfumature e compromessi. Quindi un pastore che ha realizzato in pieno l'invito rivolto ai partecipanti all'ultimo Si- nodo sulla famiglia da papa Francesco del parlare con parresia, cosciente che questo non significa automaticamente essere accettato da tutti. L'unicità del testo che presentiamo, rispetto agli altri innumerevoli scritti del Card. Biffi, è data dal fatto che esso raccoglie l'epistolario di oltre cinquant’anni tra lui e Sr. Emanuela Ghini, che ne ha curato la pubblicazione a quasi due anni dalla morte del cardinale, e quindi di scritti che non erano per il pubblico, ma che sono testimonianza viva di due sinceri ricercatori di Dio, e che hanno perciò il pregio di farci conoscere "dal di dentro" gli interessati. I due s’incontrarono alla hne degli anni Cinquanta nel Seminario di Venegono dove il giovanissimo prof. Don Giacomo Biffi aiutò la giovanissima Emanuela nello sviluppo della sua tesi di laurea in filosofia. Dopo qualche anno la decisione di quest'ultima di diventare monaca carmelitana scalza e la continuazione del loro dialogo a livello epistolare. Purtroppo il volume riporta quasi solamente le lettere del Card. Biffi e solo alcune di Sr. Emanuela, ma ciò nonostante è possibile cogliere appieno il contenuto specifico del loro dialogo: ricercare nella foresta di segni che è il mondo l’allusione all’invisibile. Anche se hanno un’unica destinataria, esse muovono da realtà assolute e si propongono come declinazione del reale contingente. Chi si aspetta di leggere solo argomenti inerenti alla direzione spirituale rimarrà positivamente sorpreso in quanto troverà molto di più, una presa in considerazione ed una valutazione dei vari aspetti e delle varie personalità della Chiesa cattolica e della società e della politica italiana dell’ultimo cinquantennio, dove Biffi non ha paura di arrivare a quel paradosso, ereditato senza dubbio da uno dei suoi autori più amati. G. K. Chesterton, fino a diventare provocazione. "Oggi il vero coraggio morale starebbe nell'accettare di 'apparire’ retrogrado e di 'apparire' fascista; il che significa sfidare un’opposizione culturale che è di gran lunga più capillare, più intransigente, più liberticida di quella che ci ha afflitto nello squallido e sciagurato ‘ventennio’” (7-VI1-1978). Degno di nota è anche il suo realismo che implicava una visione disincarnata del reale: “La Chiesa non deve essere credibile, deve essere credente; allora sarà anche credibile” (20-XII-1974); “La felicità non è una colpa per i discepoli di Cristo, è un dono da assaporare quando ci è dato. Poi arrivano le ore asprigne, e bisogna assaporare anche quelle” (18-VI-1976); “Le persone con cui si vive sono importanti. ma non sono la cosa più importante” (20-XI1-1977). A proposito dei sacerdoti che chiedevano la dispensa per sposarsi ecco il consiglio che diede al suo arcivescovo: “E gli ho detto che qualche anno di peccaminoso concubinato mi impressionano meno di una stupidità irreparabile. Credo mi desse ragione, ma purtroppo queste leggi non si fanno a Milano” ( 1 °-VII-1977). Come si vede una persona veramente libera, dove le classiche e vuote etichette di “conservatore” o “liberale” manifestano tutta la loro insignificanza, ma di una libertà che nasce dalla ricerca e dalla docilità alla Verità (Cristo) che per lui rimane la