Folia Theologica et Canonica 6. 28/20 (2017)
RECENSIONS
RECENSIONS 259 questione delle questioni (cf Gv 8, 32). Per questo scriveva: “(...) non c’è molta differenza tra gli antichi ecclesiastici reazionari e i nuovi ecclesiastici progressisti. Negli uni e negli altri è sempre stato difficile trovare una vera ‘spregiudicatezza’, cioè un amore primario e incondizionato per la vita. (...) non mi stanco di proporre senza troppi addolcimenti la ‘questione della verità’ come quella primordiale e più urgente per i cristiani e per tutti” (8-VI-1985). Questione della verità, che per lui è una vera passione, che infatti ritroviamo in una lettera di alcuni anni prima dove parla dell’intercomunione eucaristica con gli Ortodossi, dei valori della teologia orientale, delle chiese protestanti, di natura e nominalismo ed affronta con chiarezza cristallina, ed anticipando quanto si sarebbe poi realizzato, la questione deH'omosessualità. “Il riconoscimento della normalità degli omosessuali è un bell’esempio di dove possa portare lo smarrimento della realtà della natura (vale a dire, del nominalismo). La comprensione e l’amore per le persone omosessuali sono giusti e doverosi, purché restino iscritti nel robusto senso della verità della natura. Diversamente, c’è la frantumazione di tutta la convivenza umana e non sarà più possibile stabilire niente sul giusto e sull’ingiusto, che non sia l’arbitrio di una legislazione statale. La quale, da un lato è sempre cedevole agli umori e all’attivismo dei prepotenti, dall’altro si fa essa stessa prevaricatrice e sopraffattrice (come hanno dimostrato e dimostrano le grandi tirannie di questo secolo), senza che sia più dato agli uomini alcun criterio per giudicarla” (23-XII-1979). Nessun criterio o peggio ancora quel criterio che Hegel afferma nella sua Filosofia del Diritto, quando si chiede chi sarà il giudice della storia e risponde: la storia! Cioè chi ha vinto, chi si è imposto e non importa come e quando. Altrettanto chiara, logica ed allo stesso tempo ironica e piena di speranza la sua analisi della situazione della Chiesa ad alcuni decenni dalla conclusione del Concilio Vaticano IL Anche se un po’ lungo, riporto qui il testo, convinto di fare cosa gradita al lettore. “Non sono d’accordo che questo tipo di verità - che non colpisce nessuna persona - vada taciuta o attenuata. Anzi, bisogna energicamente reagire contro l’innegabile intimidazione con cui in tutti questi si è cercato di soffocare ogni denuncia, facendo apparire nemici del Concilio (e quindi dello Spirito Santo) anche coloro che erano nemici soltanto dell'insipienza ecclesiale. Il pensiero della buona fede e degli entusiasmi sinceri degli altri non mi abbandona mai: è proprio la mia persuasione che tutti agiscono per il bene, e perciò saranno premiati da Dio escatologicamente, che mi spinge ed essere franco e ‘spiacente’ in sede di riflessione storica. Chi sbaglia non può avere tutto: il premio futuro per la retta intenzione e la consolazione terrestre di non aver oppositori. Ti dirò poi che la vicenda di questi anni mi ha fatto capire le epoche di decadenza della cristianità: credo spesso dovute allo zelo col quale si affermano e si esaltano alcuni aspetti, e non ci si avvede della eclissi di altri, e talvolta anche più importanti, valori. Comunque la decadenza che stiamo vivendo è grande, universalmente diffusa e per qualche aspetto crescente. Mi pare possa essere paragonata alla crisi che