Folia Theologica et Canonica, Supplementum (2016)

Péter Erdő, La questione della lingua dei fedeli nella costituzione 9 del Concilio Lateranense IV alla luce dei commenti dei canonisti

LA QUESTIONE DELLA LINGUA DEI FEDELI NELLA COSTITUZIONE 17 Da questo concetto teologico dell’unità della Chiesa discende a livello organiz­zativo che i cristiani della stessa città non devono formare due comunità, una per i fedeli provenienti dall’ebraismo e un'altra per quelli convertiti dal paganesimo. Ciò sembra che sia servito come modello per il trattamento dei gruppi che, più tardi, tornavano da un’eresia nella comunione della Chiesa cat­tolica. All’inizio del sec. IV diversi Concili trattavano questo tema, special- mente il caso in cui anche il gruppo degli ex eretici aveva già un proprio vesco­vo. In tali circostanze l’unico vescovo della città è rimasto quello cattolico, mentre il vescovo che era tornato dall’eresia ha ricevuto una funzione subordi­nata (di presbitero o di corepiscopo/’. L’elemento etnico poteva giocare un certo ruolo anche nell’adesione di alcu­ni gruppi — o persino nazioni - ad una tendenza qualificata eterodossa o scis­matica. Basti far cenno alla separazione tra la Chiesa armena6 7 o quella copta8 * 10 * e la Chiesa imperiale di Bisanzio. Durante la missione evangelizzatrice alto-medievale tra i vari popoli, la ten­sione tra i cristiani di diversa lingua, appartenenza etnica e di diverse usanze, ha provocato non di rado delle situazioni difficili, per esempio tra i britannici ed altri popoli celtici da una parte, e gli anglosassoni dall’altra’. Anche le traduzio­ni della Bibbia e dei testi liturgici come pure di quelli canonico-disciplinari avevano una funzione importanti nella missione. L’opera dei Santi Cirillo e Metodio - molto discussa in quel tempo - ha lasciato dei risultati e ricordi preziosi fra i popoli slavi1". L’azione dei Santi Cirillo e Metodio è stata contras­tata non solo per l'uso della lingua slava nella liturgia latina, ma anche per la creazione di sedi vescovili per i popoli slavi (per la Pannonia). Ciò avvenne però non con la creazione di due giurisdizioni sullo stesso territorio, bensì con la divisione del territorio di diocesi già esistenti" o con il ripristino della sede antica di Sirmium12. 6 Cone. Nic. c. 8; cf. Cone. Antioch, (a. 331 ?) cc. 13 e 16; Cone. Sardic. cc. 11 e 17 o anche Conc. Arelat. (a. 314) c. 17. 7 Cf. per es. Beck, H.-G., “Die friihbyzantinische Kirche”, in Jedin, H. (Hrsg.), Handbuch der Kirchengeschichte, II/2. Freiburg-Basel-Wien 1975 (repr. 1985) 3-92, specialmente 59-63. " Ibidem, 49-55. 7 Cf. Ewig, E., “Die lateinische Kirche im Übergang zum Frühmittelalter”, in Jedin, H. (Hrsg.), Handbuch der Kirchengeschichte, II/2. 95-179, sopratutto 168, 171-173. Di un tale conflitto vedi peres. Beda, Hist. Etel. Ili, 25. 10 Cf. per es. Balics, L., A kereszténység története hazánk mai területén a magyarok letelepedé­séig, Budapest 1901.266-269. " Cf. per es. Wolfram, H., Arn von Salzburg und Kari der GroJSe, in 1200 Jahre Erzbistum Salz­burg. Die alteste Metropole im deutschen Sprachraum (Hrsg. Dopsch, H. - Kramml, P. F. - Weib. A. S.; Mitteilungen der Gesellschaft für Salzburger Landeskunde 18. Erganzungsband), Salzburg 1999. 23-25, 28, 30, n. 14. 12 Cf. la lettera di Giovanni Vili: Regesta Pontificum Romanorum ab condita ecclesia ad annum post Christum natum MCXCVHI, ed. Jaffé, P. - Wattenbach, G. (curaverunt Loewenfeld, S. [JL1 - Kaltenbrunner, F. fJKl - Ewald, P. [JE]; Lipsiae2 1885), JE 2973.

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